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Chi è Zohran Mamdani, il nuovo sindaco di New York islamico e socialista

Pubblicato: 05/11/2025 07:12

NEW YORK – Il fenomeno Mamdani scuote la Grande Mela. La sua promessa di abbassare il costo della vita a New York ha conquistato un elettorato stremato da anni di rincari. Non solo i poveri, ma anche la classe media newyorkese non riesce più a sostenere le spese quotidiane. Tra le promesse elettorali del nuovo sindaco figurano il congelamento degli affitti per 2 milioni di cittadini, la creazione di supermercati comunali con prezzi calmierati, asili gratuiti fino ai 5 anni, autobus gratis e un salario minimo di 30 dollari all’ora entro il 2030.

Zohran Mamdani, 34 anni, è nato a Kampala, in Uganda, ed è cresciuto a New York fin da bambino. Cittadino naturalizzato americano, non potrà mai diventare presidente, ma ha già fatto la storia come primo sindaco musulmano di New York. Figlio della regista indiana Mira Nair, è un socialista democratico dichiarato. La destra americana ama citare una vecchia frase di sua madre: «Zohran non è per niente americano». Eppure, ai suoi elettori non importa. Mamdani parla in urdu, arabo e spagnolo, e condivide la sua vita con Rama Duwaji, artista di origini siriane conosciuta su un’app di incontri.

La vittoria di Mamdani è anche la risposta di una parte della popolazione contro il Partito Democratico tradizionale, percepito come espressione dello status quo. La sua campagna è iniziata nel Bronx e nel Queens, con un approccio diretto e popolare. Da rappresentante di Astoria nell’assemblea statale, Mamdani ha raccontato il suo percorso tra cinema, rap e scrittura, fino all’impegno politico per affrontare la crisi degli alloggi. Ha chiesto ai cittadini perché non votassero più o perché avessero scelto Trump. Le risposte, diffuse sui social, hanno rivelato rabbia, sfiducia e disperazione per un sistema percepito come lontano dalla realtà.

Sui temi sociali, Mamdani ha costruito un movimento di base che ha coinvolto centomila volontari, capaci di bussare a tre milioni di porte in tutta la città. Dopo la vittoria alle primarie di giugno, il nuovo sindaco ha cercato di tendere la mano ai democratici moderati, mostrando pragmatismo. In un’intervista a MSNBC, ha detto che la sua età gli offre «senso di possibilità e umiltà» e che «un leader non deve sapere tutto, ma saper dare potere alle persone giuste».

Il giovane politico ha anche preso le distanze dai vecchi tweet in cui chiedeva di definanziare la polizia, senza però rinnegare la necessità di una riforma. All’accusa di Donald Trump di essere “comunista”, Mamdani ha risposto con fermezza: «Anche Trump ha promesso di abbassare il costo della vita, ma ha fallito». La sua strategia è chiara: parlare ai problemi concreti e alla frustrazione della gente comune.

Tutto è iniziato ad Astoria, nel bar yemenita Qahwah House, davanti a una tazza di caffè speziato “mofawar”. Lì Mamdani ha deciso di candidarsi con i Socialisti Democratici d’America, movimento che lo aveva ispirato grazie a Bernie Sanders nel 2016. Già membro del club dei democratici musulmani di New York, ha maturato una forte identità politica segnata dall’attivismo pro-palestinese e dalla difesa dei diritti umani.

Fin dai tempi del liceo alla Bronx Science, Mamdani dibatteva online sulle tensioni in Medio Oriente. Al Bowdoin College, dove si è laureato in Studi africani, ha fondato una sezione di Students for Justice in Palestine. Anche durante la campagna elettorale, ha ribadito il suo sostegno al movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) contro il governo israeliano, sottolineando però che le sue critiche riguardano «un governo, non un popolo o una fede».

Le polemiche non sono mancate. Trump ha attaccato gli ebrei che sostengono Mamdani definendoli “odiatori di altri ebrei”, mentre Elon Musk e lo stesso ex presidente hanno invitato a votare per Andrew Cuomo. Nonostante tutto, Mamdani ha mantenuto un profilo sobrio, chiudendo la campagna con un video che celebrava due figure storiche: Fiorello La Guardia e Vito Marcantonio, entrambi simboli di una New York progressista e popolare.

Nel suo discorso finale, Mamdani ha ricordato che «molti scartano la nostra visione del futuro come impossibile, ma basta guardare al passato per capire che si può costruire un domani diverso». Con la sua vittoria, il nuovo sindaco di New York rappresenta non solo un cambio politico, ma una svolta culturale: un simbolo di speranza per chi crede ancora che la città possa tornare ad essere accessibile, equa e solidale.

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