
Ogni tanto la vita cambia in un istante, anche per chi è abituato a lottare sul campo da gioco. Achille Polonara, noto per la sua energia e determinazione, ha affrontato la sua sfida più grande lontano dai riflettori del basket, in un percorso di dolore, speranza e resilienza che ha messo alla prova non solo il suo corpo, ma anche il cuore della sua famiglia. Tre mesi di attesa per un trapianto di midollo che doveva essere vitale, mentre la mente correva tra ricordi di vittorie sportive e momenti privati con la moglie Erika Bufano e i figli piccoli, Vitoria e Achille Junior.
Leggi anche: Le Iene, Achille Polonara e il coma dopo il trapianto: momenti di dolore
Il percorso di Polonara non è stato lineare: tra terapie intensive, cicli di chemio e l’assunzione di farmaci per ridurre il rischio di recidive, ogni giorno è stato una sfida. Attaccato alle flebo e alle bottigliette antinausea, il campione ha trovato nella forza interiore e nel sostegno familiare la motivazione per affrontare i momenti più difficili, come aveva sempre fatto sul parquet, buttandosi su ogni pallone e trasmettendo energia ai compagni di squadra.
La diagnosi e il trapianto
Il 10 giugno la diagnosi di leucemia mieloide acuta ha sconvolto la vita di Polonara, già reduce dalla guarigione da un tumore al testicolo due anni prima. Nonostante lo sgomento iniziale, la determinazione del giocatore è emersa immediatamente, supportata dal legame familiare. Dopo i primi accertamenti al Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, Polonara è stato trasferito a Valencia per completare i cicli di chemio, prima del ritorno in Italia per il trapianto, effettuato il 25 settembre con un midollo compatibile al 90% di una donatrice americana.

La degenza in reparto di ematologia era prevista con ottimismo, pur tra debolezza, dolori e continue trasfusioni. I medici avevano programmato almeno tre settimane di osservazione, tra protezione dalle infezioni e monitoraggio costante. Sembrava un percorso difficile ma prevedibile, con la famiglia al fianco di Achille e il suo caratteristico coraggio a guidarlo.
L’incubo dell’embolia cerebrale
Il 16 ottobre, però, la situazione ha preso una piega drammatica: un’embolia cerebrale ha colpito Polonara, privando il cervello dell’ossigeno necessario. Immediata è stata l’induzione del coma farmacologico per proteggere le funzioni cerebrali, riducendo il metabolismo e il consumo di ossigeno. Momenti di paura estrema per la moglie Erika, preoccupata per eventuali danni permanenti, mentre i medici affrontavano la situazione critica. “Mi avevano detto che al 90% sarei morto. Quando ero in coma mi sembrava di essere in un’altra città. Ma non vi liberate così facilmente di me: ho fatto una promessa a Erika”, ha raccontato Polonara, emozionato, nel servizio de Le Iene andato in onda su Mediaset.
Il ritorno alla vita e la privacy rispettata
Per proteggere il campione e rispettare la sua privacy, la notizia è stata tenuta lontana dai media per settimane. Il mondo del basket e dello sport ha dimostrato solidarietà, proteggendo Polonara e la sua famiglia, impedendo che la vicenda diventasse un gossip e sottolineando come la violazione della privacy sia un reato.

Nonostante la mobilità ridotta del braccio destro e le limitazioni fisiche, il percorso di recupero procede giorno dopo giorno. Domenica scorsa, a due settimane dall’embolia, Achille è uscito per la prima volta dall’ospedale, trascorrendo mezza giornata a casa sotto l’attento supporto di Erika. Anche lunedì ha potuto godere di momenti preziosi con la famiglia, mentre la strada verso la normalità si fa via via più chiara.
Il futuro di un campione
La pendenza della vita, inizialmente ripida, sta tornando gradualmente a diventare un lungo rettilineo verso la normalità. Polonara, che ha vestito la maglia dell’Italia 94 volte, potrà rivedere i figli, che negli ultimi due mesi gli sono mancati immensamente: Vitoria, appena cinque anni, e Achille Junior, di tre. Gli abbracci dei bambini diventano parte integrante della sua forza per affrontare il recupero, passo dopo passo, come ha sempre fatto nel basket, con coraggio e determinazione.


