
In un’epoca dominata dai social media, la vita pubblica dei politici e delle amministratrici locali si intreccia inevitabilmente con la dimensione digitale. I profili ufficiali diventano vetrine di lavoro, progetti e iniziative, ma spesso si trasformano anche in obiettivi di attacchi e commenti aggressivi. Non è raro che l’offesa gratuita e la violenza verbale prendano il sopravvento sul dibattito civile, creando un clima di intimidazione che va ben oltre la critica politica.
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Chi oggi naviga quotidianamente tra post, commenti e dirette social sa bene che la rete può essere tanto strumento di condivisione quanto terreno di scontro. Molti amministratori e rappresentanti istituzionali si trovano a dover affrontare una pressione costante, con messaggi che sfiorano la minaccia e che travalicano ogni limite di rispetto. La dimensione digitale, quindi, si conferma come un luogo dove la libertà di parola spesso confligge con il rispetto delle persone, creando una spirale di tensione difficile da contenere.
La denuncia di Silvia Salis
A fare luce su questa realtà è stata Silvia Salis, sindaco di Genova per il Partito Democratico, attraverso un video pubblicato sul suo account X. Nel filmato la Salis ha denunciato con fermezza la violenza verbale che quotidianamente riceve sui social, citando un episodio particolarmente grave: “Ogni giorno sui miei social ricevo insulti violenti. Un signore sotto un mio post ha scritto: ‘sei proprio una gran p*****a’”. Le parole del sindaco non lasciano spazio a interpretazioni: la diffusione di insulti sessisti è un fenomeno concreto e allarmante, che riguarda non solo lei ma numerosi altri amministratori, soprattutto donne, impegnati in ruoli pubblici.
Il video di Silvia Salis non si limita a raccontare un episodio isolato, ma diventa una riflessione più ampia sulla società contemporanea e sull’importanza dell’educazione affettiva e sessuale. “Se il centrodestra sostiene che non serve un’educazione affettiva e sessuale, sono molto lontani dalla realtà”, ha commentato il sindaco, sottolineando come la mancata promozione di questi percorsi contribuisca a normalizzare atteggiamenti offensivi e aggressivi.
Ogni giorno sui miei social ricevo insulti violenti. Un signore sotto un mio post ha scritto: "sei proprio una gran p*****a". Questa è la società nella quale ci muoviamo e se il cdx sostiene che non serve un'educazione affettiva e sessuale sono molto lontani dalla realtà. pic.twitter.com/VEU6djVE9S
— Silvia Salis (@silvia_salis) November 4, 2025
L’impatto della violenza digitale
Il fenomeno della violenza online ha ripercussioni concrete sulla vita delle vittime. Per un amministratore locale, dover fronteggiare ogni giorno insulti sessisti o minacce può avere conseguenze emotive e psicologiche significative, compromettendo la serenità personale e la capacità di svolgere al meglio il proprio ruolo istituzionale. In più, la diffusione di messaggi denigratori contribuisce a creare un clima di ostilità diffusa, in cui il dibattito politico perde valore e spazio, lasciando il posto alla prevaricazione verbale.
Il caso della Salis evidenzia anche come la rete, se non regolamentata e gestita responsabilmente, possa diventare uno strumento di controllo e intimidazione, piuttosto che di partecipazione e democrazia. Commenti offensivi e minacce, infatti, non sono solo frasi scritte su uno schermo: diventano esperienza diretta di violenza e marginalizzazione.

La necessità di un dibattito educativo
La denuncia della sindaca di Genova rilancia un tema centrale: la necessità di un’educazione affettiva e sessuale diffusa, capace di prevenire comportamenti aggressivi e sessisti fin dalla giovane età. L’obiettivo non è solo ridurre gli insulti sui social, ma costruire una società più consapevole e rispettosa, in cui la diversità di opinione non si trasformi in attacco personale.
In questo contesto, la testimonianza di Silvia Salis diventa un monito e un appello: non si tratta di una questione privata, ma di un problema culturale che investe la comunità tutta. La politica, così come i cittadini, sono chiamati a confrontarsi con le nuove sfide della comunicazione digitale, con la responsabilità di promuovere rispetto, educazione e dialogo anche online.

Verso una rete più sicura
Il video di denuncia sui social ha già suscitato attenzione e solidarietà, evidenziando quanto sia urgente un intervento educativo e normativo sulla violenza online. I commenti offensivi e sessisti, come quelli ricevuti da Salis, non possono più essere considerati episodi isolati: rappresentano una minaccia concreta alla democrazia digitale e alla sicurezza delle amministratrici e dei politici.
Resta fondamentale, quindi, un impegno condiviso per una rete più sicura e rispettosa, in cui il diritto alla critica non si trasformi in aggressione personale. La testimonianza di Silvia Salis contribuisce a dare voce a un problema reale, mostrando che la violenza sui social è una sfida collettiva, e non solo individuale.


