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New York, Mamdani sindaco: schiaffo a Trump, la vittoria di una generazione

Pubblicato: 05/11/2025 06:46

Zohran Mamdani entra nella storia di New York da protagonista assoluto: a 34 anni diventa il primo sindaco musulmano della metropoli e apre una fase politica che potrebbe ridisegnare gli equilibri nazionali. L’affluenza record, oltre due milioni di votanti – dato che la città non vedeva dal 1969 – conferma che questa non è stata un’elezione amministrativa qualunque ma un referendum sociale su casa, salari e qualità della vita. La vittoria su Andrew Cuomo, ricandidato da indipendente dopo la sconfitta alle primarie, e sul repubblicano Curtis Sliwa, fotografa un cambio di paradigma: New York premia chi parla di affitti, servizi pubblici e costo della vita più che di ideologia, e manda un segnale politico chiaro anche a Washington.

Nel suo primo discorso, Mamdani ha promesso il congelamento degli affitti per oltre due milioni di case calmierate, nuove assunzioni di insegnanti, investimenti nel trasporto pubblico e una linea netta contro ogni forma di odio politico e religioso, dall’antisemitismo all’islamofobia. Ha scelto parole che puntano alla dimensione nazionale: “In questo momento di oscurità politica, New York sarà la luce”. Una frase destinata a rimanere, anche perché arriva dopo gli attacchi personali di Donald Trump, che aveva invitato gli elettori ebrei a “non votare per Mamdani”. L’ex presidente ha poi attribuito la sconfitta repubblicana alla propria assenza dalla scheda e allo shutdown, ma il voto ha dimostrato che la città ha reagito a tutt’altro: salari, casa, servizi, futuro.

Il centro della campagna: affitti, salari, servizi

La campagna di Mamdani ha mobilitato giovani, lavoratori dei servizi, nuovi elettori e residenti colpiti dal caro-vita, costruendo una coalizione trasversale che ha ridotto al minimo l’effetto delle divisioni culturali. La sua agenda, basata sulla “affordability”, ha trasformato il voto in un test su come si sopravvive in una metropoli diventata troppo costosa per i suoi stessi abitanti. È il punto su cui hanno fallito sia Cuomo, rimasto politicamente sospeso tra nostalgia e rivincita, sia Sliwa, che ha insistito sulla sicurezza senza offrire risposte ai problemi materiali del vivere urbano.

Il day after segna una resa dei conti nella politica cittadina. Per Cuomo è il terzo fallimento consecutivo e la definitiva chiusura del suo tentativo di rientro. Per Sliwa, resta un elettorato fedele ma minoritario in una città che ha scelto un profilo amministrativo pragmatico e progressista. Il confronto da oggi in poi ruoterà attorno ai dossier che hanno determinato il voto: affitti, scuola, salari, trasporti. Non più “law and order” contro radicalismo, ma gestione concreta della vita urbana.

Le altre elezioni negli Stati Uniti

In Virginia, la democratica Abigail Spanberger, ex Cia e moderata, diventa la prima donna governatrice dello Stato, battendo la repubblicana Winsome Earle-Sears. La sua vittoria consolida la linea dei dem più centristi e conferma che anche nei territori in bilico premia chi mantiene un profilo pragmatico. Accanto a lei, l’elezione di Ghazala Hashmi a vicegovernatrice segna un dato simbolico ulteriore: è la prima musulmana a ottenere una carica esecutiva così alta in Virginia, e lo fa in uno Stato che solo pochi anni fa sembrava saldamente repubblicano.

In New Jersey, la democratica Mikie Sherrill, ex pilota della Marina e deputata riconfermata più volte, conquista la carica di governatrice battendo Jack Ciattarelli. Anche qui la chiave è stata l’equilibrio tra sicurezza economica, sanità pubblica e moderazione politica. Sherrill diventa la prima donna a guidare lo Stato e lo fa con un profilo laico, non ideologico, in continuità con un elettorato che negli ultimi anni ha cercato stabilità più che rotture.

Nel Midwest, a Detroit la democratica Mary Sheffield diventa la prima donna sindaco della città, mentre a Cincinnati Aftab Pureval viene rieletto sconfiggendo Cory Bowman, fratellastro del vicepresidente J.D. Vance. Due risultati diversi, ma uniti dallo stesso filo: le grandi città americane continuano a preferire amministratori orientati alla gestione concreta di casa, lavoro, servizi, e non figure costruite per lo scontro culturale permanente.

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Ultimo Aggiornamento: 05/11/2025 08:17

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