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San Siro, arriva la storica firma ma la procura indaga: cosa succede

Pubblicato: 05/11/2025 13:20
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Ci sono giorni in cui la cronaca e la storia si intrecciano, e ciò che dovrebbe essere una festa si trasforma in un caso giudiziario. È quanto accaduto a Milano, dove il passaggio di proprietà dello stadio di San Siro – simbolo del calcio italiano e teatro di decenni di emozioni – ha assunto contorni ben più complessi del previsto. Mentre il Comune completava la cessione dell’impianto alle due società calcistiche milanesi, la procura di Milano annunciava l’apertura di un’indagine sulla compravendita con l’ipotesi di turbativa d’asta.
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Un tempismo che lascia sorpresi, e che inevitabilmente alimenta interrogativi su una vicenda che tocca tanto la dimensione sportiva quanto quella amministrativa. Il giorno del rogito, atteso da mesi e frutto di un lungo iter politico e tecnico, si è così trasformato in un punto di partenza per nuovi accertamenti giudiziari.

Il rogito e la vendita dello stadio

La firma ufficiale è arrivata questa mattina, mercoledì 5 novembre. Con il rogito sottoscritto, il Comune di Milano ha formalizzato la vendita dello stadio Meazza e delle aree limitrofe a Inter e Milan, per un valore complessivo di 197 milioni di euro. Si tratta di un passaggio che fa seguito alla delibera approvata dal Consiglio comunale lo scorso 29 settembre, e che chiude un capitolo amministrativo lungo e complesso.

Il progetto di vendita era stato accompagnato da dibattiti accesi, proteste e contrapposizioni politiche, in particolare da parte di chi riteneva che l’impianto dovesse rimanere un bene pubblico, simbolo identitario della città. Tuttavia, la delibera era passata con una maggioranza solida, aprendo la strada a un futuro in cui San Siro sarebbe diventato di proprietà dei due club milanesi.

L’indagine della procura di Milano

Proprio mentre si completava la firma del contratto, la procura di Milano ha confermato di aver aperto un fascicolo sulla compravendita con l’ipotesi di turbativa d’asta, ipotesi che mira a verificare la regolarità del bando comunale e la possibilità che potenziali interessati siano stati esclusi o penalizzati.

Secondo quanto emerge dalle prime informazioni, i pubblici ministeri Paolo Filippini, Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi hanno già ascoltato un testimone ritenuto chiave: Claudio Trotta, promoter musicale e fondatore di Barley Arts, noto per l’organizzazione di grandi eventi internazionali. Trotta è anche uno dei promotori del comitato Sì Meazza, movimento che negli ultimi anni si è battuto per la tutela e la valorizzazione dello storico impianto.

Le dichiarazioni di Claudio Trotta

Proprio Trotta, in una lettera aperta indirizzata al sindaco di Milano, aveva denunciato di non aver potuto partecipare alla procedura di gara per la vendita dello stadio a causa di tempistiche troppo ristrette. Secondo la sua versione, lui e altri operatori del settore dello spettacolo dal vivo avrebbero voluto presentare una proposta alternativa, finalizzata a preservare San Siro come spazio polifunzionale dedicato anche a concerti ed eventi culturali.

Il promoter aveva sottolineato che la rapidità della procedura avrebbe impedito qualsiasi reale concorrenza, lasciando di fatto campo libero alle due società calcistiche. Le sue dichiarazioni hanno attirato l’attenzione della procura, che lo ha convocato come persona informata sui fatti per ricostruire le circostanze e verificare la trasparenza del processo di assegnazione.

Le ipotesi dei magistrati

L’obiettivo dell’indagine, secondo le prime indiscrezioni, è accertare se le modalità del bando comunale abbiano effettivamente limitato la partecipazione di altri soggetti potenzialmente interessati all’acquisto o alla gestione dello stadio. L’ipotesi di turbativa d’asta si concentra proprio su questo aspetto: eventuali ostacoli procedurali, tempi incompatibili o carenze di pubblicità del bando potrebbero configurare un’irregolarità.

Al momento, non risultano indagati ufficiali, ma l’inchiesta è nelle fasi iniziali e i magistrati intendono acquisire documentazione e verificare tutte le comunicazioni intercorse tra Comune e soggetti interessati.

Un passaggio simbolico per la città

La vicenda assume un peso particolare perché coinvolge San Siro, luogo iconico non solo per Milano ma per tutto il Paese. L’impianto, inaugurato nel 1926 e ristrutturato più volte, rappresenta una parte fondamentale della memoria collettiva del calcio italiano. Proprio per questo, ogni decisione che lo riguarda scatena un intenso dibattito pubblico e politico.

Il passaggio di proprietà a Inter e Milan segna una svolta nella storia dello stadio, ma ora le verifiche della magistratura rischiano di prolungare un clima di incertezza e di sospensione. Mentre i club guardano al futuro, con piani di investimento e ristrutturazione, il Comune e gli inquirenti dovranno chiarire se l’iter amministrativo si è svolto in maniera pienamente legittima.

Tra sport, politica e legalità

La coincidenza tra la firma del rogito e l’apertura dell’inchiesta mette in evidenza un paradosso tipicamente italiano: dietro i grandi eventi sportivi si nascondono spesso questioni burocratiche e giudiziarie che ne rallentano la piena realizzazione. Per Milano, la vendita di San Siro doveva rappresentare un passo verso una nuova fase di sviluppo, ma l’intervento della procura riapre interrogativi che la politica cittadina pensava di aver archiviato.

Per ora, le indagini proseguono nel massimo riserbo. Ma una cosa è certa: il caso San Siro non è solo una questione di calcio, ma il riflesso di un sistema in cui la trasparenza amministrativa e la tutela del patrimonio pubblico continuano a essere temi centrali nel rapporto tra istituzioni e cittadini.

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