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Schlein esulta per Mamdani: “Bel risveglio”. Vannacci scatena la polemica

Pubblicato: 05/11/2025 13:23

La notizia della splendida vittoria di Zohran Mamdani a New York ha attraversato l’Atlantico, risuonando con particolare intensità negli ambienti della sinistra italiana. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha prontamente messo da parte per un momento le vicende nazionali per celebrare il successo di quello che è stato definito il nuovo sindaco di New York — sebbene il testo lasci intendere che si tratti di una vittoria in un’importante elezione locale o distrettuale, non specificando la carica esatta ma enfatizzandone il peso politico e simbolico.

Mamdani, musulmano, nato in Uganda e immigrato negli Stati Uniti all’età di sette anni, trentaquattrenne, è emerso come un paladino dei dimenticati, un punto di riferimento ideologico che va ben oltre i confini del suo distretto e che viene subito adottato dalla dirigenza del Partito Democratico e dell’opposizione italiana come esempio di successo.

Le congratulazioni della segretaria Dem

Elly Schlein non ha nascosto l’entusiasmo per il risultato, leggendovi una precisa direzione programmatica e strategica per la sinistra a livello globale. La sua analisi si è concentrata sul messaggio chiaro veicolato da Mamdani, un messaggio contro il caro vita e a favore di una città che sia alla portata di tutte e tutti. Un elemento chiave sottolineato dalla segretaria è stato il metodo della vittoria: una campagna collettiva che ha mobilitato centomila volontari, in netta contrapposizione ai milionari che finanziavano i suoi avversari e alla pesante campagna denigratoria guidata dallo stesso Trump. Questo modello di mobilitazione popolare, capace di sconfiggere le grandi risorse economiche e le offensive mediatiche, viene visto come un faro per il PD. Schlein ha tracciato un parallelo esplicito con la situazione italiana: «La sinistra torna a vincere con parole e programmi chiari su stipendi dignitosi, sanità davvero universale, sul diritto alla casa, sui trasporti e i nidi gratis per chi non ce la fa».

Concludendo con vibranti congratulazioni da parte di tutta la comunità del Partito Democratico, la leader Dem ha celebrato la politica della speranza come vincitrice sulla politica della paura che si limita a individuare nemici e capri espiatori. L’entusiasmo di Schlein si è poi esteso ad altre vittorie democratiche negli Stati Uniti, come quelle delle candidate Mikie Sherrill in New Jersey e Alice Spanberger in Virginia, e il successo nel referendum del governatore democratico Newsom in California, a testimonianza di un bel risveglio negli Usa.

La reazione polemica della Lega

Non si è fatta attendere, tuttavia, la reazione netta e di segno opposto da parte della Lega. Il muro ideologico è stato eretto immediatamente, guidato da Roberto Vannacci, europarlamentare e vicesegretario della Lega. La sua lettura del successo di Mamdani è stata estremamente critica, collegandolo a una presunta decadenza culturale occidentale. Vannacci ha espresso il suo dissenso sui social media, con un’affermazione provocatoria: «24 anni dopo l’11 settembre, New York ha un sindaco musulmano. Così l’Occidente celebra la propria resa culturale chiamandola progresso». Questa posizione evidenzia la spaccatura politica e ideologica che la vittoria di Mamdani ha immediatamente creato in Italia, polarizzando il dibattito tra chi vede nel risultato un simbolo di inclusione e progresso sociale e chi lo interpreta come un segno di declino identitario.

Il coro di approvazione del PD e delle opposizioni

Nonostante le critiche della Lega, il supporto a Mamdani da parte del PD e delle opposizioni si è moltiplicato in un vero e proprio coro di approvazione. Piero Fassino, deputato Dem, ha visto nel risultato la conferma di una più ampia egemonia democratica negli Stati Uniti, citando anche l’elezione di governatrici democratiche in elezioni considerate affatto scontate in Virginia e New Jersey, e i successi democratici a Detroit e Cincinnati, oltre al trionfo referendario di Newsom in California.

Per Fassino, questi sono segnali di un’America democratica che non si rassegna e combatte. Anche Laura Boldrini, altra deputata del PD, ha fornito una chiave di lettura basata sulla concretezza programmatica della campagna Mamdani, sottolineando come la sua vittoria sia dovuta alla sua capacità di parlare alle persone dei problemi reali: casa, salari, mobilità, diritti. L’ha fatto, ha aggiunto la Boldrini, con passione ed entusiasmo, proponendo soluzioni reali, e New York ha risposto con lo stesso entusiasmo. Un dato significativo, menzionato per sottolineare l’eccezionalità della mobilitazione, è il fatto che oltre 2 milioni di persone abbiano votato, un’affluenza che non succedeva dal 1969.

L’entusiasmo non si è limitato al Partito Democratico. Anche Riccardo Magi di +Europa si è unito alla celebrazione, definendo la vittoria di Mamdani una bellissima notizia perché arrivata dal cuore degli Usa trumpiani, in un contesto che, a suo dire, sta subendo una torsione autoritaria, razzista e illiberale mai vista prima con l’attuale amministrazione. Per Magi, la vittoria conferma New York come capitale del mondo libero e del progressismo. Il coro di sì della sinistra e delle opposizioni, dunque, ha continuato a risuonare, interpretando il successo di Zohran Mamdani come un modello politico da replicare e come un incoraggiamento per la propria azione politica in Italia.

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