
È arrivata la firma per il rinnovo del contratto della scuola relativo al triennio 2022-2024, dopo settimane di confronto all’Aran. Hanno aderito Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief, mentre la Cgil ha deciso di non firmare, ritenendo gli aumenti insufficienti rispetto all’inflazione. Il nuovo contratto interessa 1 milione e 286mila lavoratori, di cui circa 850mila docenti, e prevede incrementi medi di 150 euro al mese per 13 mensilità, con punte di 185 euro per gli insegnanti e 240 euro per ricercatori e tecnologi.
Gli arretrati per il periodo coperto potranno raggiungere i 2mila euro, un risultato che per i sindacati firmatari rappresenta «un segnale concreto di riconoscimento per il personale scolastico». Contestualmente, le sigle chiedono di avviare subito il negoziato per il rinnovo del prossimo contratto 2025-2027, così da garantire continuità e maggiore tutela del potere d’acquisto.
Soddisfazione del governo e dei ministri Zangrillo e Valditara

Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha definito la chiusura del ciclo contrattuale «un risultato raggiunto in tempi record», spiegando che tra il 2022 e il 2027 i dipendenti pubblici vedranno incrementi salariali complessivi tra il 12 e il 14%. «È una risposta concreta al tema del recupero del potere d’acquisto», ha dichiarato Zangrillo, sottolineando come «la Cgil continui a fare politica isolandosi dal fronte sindacale».
Anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha espresso soddisfazione, parlando di un risultato storico. Secondo Valditara, «per la prima volta nella scuola italiana si garantisce continuità contrattuale», e l’obiettivo è ora quello di chiudere al più presto il contratto 2025-2027, arrivando così a «tre rinnovi firmati durante un solo mandato di governo».
Gli incrementi e le cifre in gioco
L’incremento medio complessivo è del 6%, di cui una parte era già stata anticipata come indennità di vacanza contrattuale, mentre circa il 47% deve ancora essere erogato. Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha ricordato che con la firma dei contratti di Enti Locali e Istruzione e Ricerca si completa un percorso che coinvolge oltre 1,6 milioni di lavoratori del settore pubblico, per un impegno finanziario di 4,1 miliardi di euro a regime.
Per il prossimo triennio 2025-2027 si ipotizzano aumenti medi di 135 euro mensili dal 1° gennaio 2027, con 142 euro per i docenti e 104 per il personale Ata, in linea con la media prevista per l’intero comparto pubblico.
Le reazioni dei sindacati
Il coordinatore nazionale della Gilda, Vito Castellana, ha spiegato che la firma è arrivata «con la consapevolezza che le risorse siano esigue rispetto all’inflazione del triennio», chiedendo un impegno politico per nuovi fondi nella prossima legge di Bilancio. Il presidente di Anief, Marcello Pacifico, ha parlato di «un contratto che chiude una fase e ne apre subito un’altra», mentre la segretaria di Cisl Scuola, Ivana Barbacci, ha definito l’intesa «un passaggio necessario per avviare il negoziato del triennio successivo».
Per la Uil Scuola Rua, il segretario generale Giuseppe D’Aprile ha parlato di «un passo concreto verso la valorizzazione del personale», ricordando che «sono stati utilizzati tutti gli stanziamenti disponibili per garantire aumenti reali e immediati».
Il no della Cgil e la posizione dei medici
Di segno opposto la posizione della Flc Cgil, che ha rifiutato la firma denunciando che «gli incrementi coprono meno di un terzo dell’inflazione del triennio» e che «così si sancisce una riduzione programmata dei salari». Il sindacato ha promesso «una battaglia costante per la tutela del lavoro nella scuola, nell’università e nella ricerca».
Nella stessa giornata è stato firmato anche il contratto dei medici di famiglia, valido per il triennio 2022-2024, che prevede un rialzo del 5,78%. L’accordo riguarda i professionisti della medicina generale, della continuità assistenziale e del 118. Pur giudicando la parte economica «insufficiente», i sindacati apprezzano le nuove tutele per le donne medico in maternità e la maggiore flessibilità oraria introdotta dal nuovo testo.


