
Amanda Knox ha condiviso sui social un’immagine che sta facendo discutere: nel suo soggiorno, tra candele e oggetti simbolici, compare anche una foto di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2007. Quella stessa notte che, per molti, coincide con l’ombra più lunga sulla vita della giovane americana, condannata e poi definitivamente assolta per quel delitto al quale si è sempre dichiarata estranea.
L’immagine fa parte di un post pubblicato su Instagram in occasione di Halloween: «Quest’anno ho costruito un piccolo santuario per i morti», ha scritto Knox, raccontando di aver voluto trasformare la ricorrenza in un momento di meditazione sulla caducità della vita, la maternità e il cambiamento. «Halloween è quando gli americani lasciano uscire la morte dalla soffitta, ma solo per una notte, e solo al guinzaglio».
Nel santuario, oltre alla foto della nonna di Knox – scomparsa lo scorso 3 ottobre, data che coincide con l’anniversario della sua prima assoluzione – c’è anche la foto di Meredith. Una presenza che ha colpito molti, tra chi vi ha letto un gesto di memoria e chi, invece, vi ha sentito riaprirsi una ferita mai sanata.

«A vent’anni – ha scritto Knox in un lungo post – ho imparato molte cose sulla morte tutte insieme. La mia compagna di stanza Meredith è stata assassinata e il mondo, da un giorno all’altro, è diventato un film dell’orrore». Knox ricorda l’isolamento, la detenzione, la perdita di sé: «Sono stata strappata via da tutto ciò che amavo. Anche la prigione è una forma di morte: la morte della libertà e dell’autodeterminazione».
La foto e quelle parole hanno inevitabilmente riportato alla memoria uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi decenni. Meredith Kercher, 21 anni, studente Erasmus, venne trovata senza vita nella casa che divideva con Knox. Dopo un processo durato anni, sentenze ribaltate e un lungo dibattito internazionale, Amanda è stata assolta in via definitiva.
Oggi, la scelta di includere Meredith in un memoriale personale non può lasciare indifferenti. Per alcuni è un gesto di riconciliazione con il dolore. Per altri, un’esposizione pubblica inopportuna.
Resta però una certezza: la storia di Meredith, il suo volto sorridente tra quelle candele, continua a chiedere silenzio, rispetto e memoria. Anche quando, inevitabilmente, torna a intrecciarsi con quella di Amanda.


