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Emanuela Orlandi, l’ex vice capo della Polizia: ‘De Pedis c’entra, anche se non ho prove’

Pubblicato: 06/11/2025 14:32

Nuove ombre si allungano sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. Davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta, l’ex vice capo della Polizia Nicolò Marcello D’Angelo, che all’epoca dei fatti lavorava alla squadra mobile di Roma, ha offerto una testimonianza destinata a riaccendere l’attenzione su uno dei casi più intricati e dolorosi della storia italiana. “Io non ho prove per affermarlo, non posso sostenerlo perché non ho prove certe, ma posso dire che, molto probabilmente, lui ha a che fare con questo sequestro”, ha dichiarato D’Angelo, rispondendo a una domanda diretta sulla possibile implicazione del boss Enrico De Pedis, storico capo della banda della Magliana.

Legami sospetti tra De Pedis e il Vaticano

L’ex funzionario ha ricordato che, all’epoca della sparizione della ragazza, nel 1983, i rapporti tra ambienti criminali e figure interne al Vaticano erano più stretti di quanto si pensasse, e che alcuni contatti “non possono essere esclusi”. “I rapporti Oltretevere erano abbastanza stretti e non escludo che possa essere stato interessato”, ha spiegato D’Angelo, facendo riferimento in particolare a Paul Marcinkus, l’allora presidente dello Ior, la banca vaticana.

Secondo l’ex dirigente, non è da escludere che De Pedis possa aver avuto un ruolo operativo o di intermediazione, magari come “braccio” di interessi più ampi. Le sue parole, pur prudenti, si inseriscono nel solco di anni di ipotesi che intrecciano la banda della Magliana, lo Ior e i misteri del potere romano.

Un caso che non smette di inquietare

L’audizione di D’Angelo, durata oltre due ore, ha riacceso il dibattito su una vicenda che da più di quarant’anni continua a scuotere l’opinione pubblica. Le indagini ufficiali non hanno mai portato a una verità definitiva sulla sorte di Emanuela Orlandi né su quella di Mirella Gregori, scomparsa nello stesso periodo. Ma le connessioni tra figure ecclesiastiche, criminali e istituzioni italiane sono da sempre al centro delle ipotesi investigative.

D’Angelo ha spiegato di aver “sempre avuto la sensazione che dietro ci fosse qualcosa di molto più grande”, sottolineando come certi movimenti di denaro e alcuni “rapporti opachi” tra Roma e lo Stato vaticano avessero attirato l’attenzione già all’epoca.

La Commissione, dopo questa audizione, si prepara a convocare nuovi testimoni. Ma il filo conduttore resta lo stesso da oltre quattro decenni: tutti cercano ancora di capire che fine abbia fatto Emanuela Orlandi — e chi davvero volesse farla sparire.

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