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“Lavorare come maestra”. Chiara Petrolini, shock dopo i neonati sepolti in giardino. È il suo sogno

Pubblicato: 06/11/2025 17:49

Il mio sogno è fare la maestra alle elementari o al nido, sto studiando per quello”. Con queste parole, pronunciate con voce bassa ma ferma, Chiara Petrolini, 22 anni, ha raccontato ai consulenti della Procura di Parma la sua aspirazione, la vita che avrebbe voluto costruirsi, prima che tutto si spezzasse. Oggi la giovane è accusata di aver ucciso i suoi due figli neonati e nascosto i loro corpi, in un caso che ha scosso l’opinione pubblica e commosso persino chi, nel processo, è chiamato a giudicarla.

“Non è stato un gesto da pazza”

Le dichiarazioni della ragazza risalgono al 22 novembre 2024, quando venne ascoltata durante un colloquio con gli esperti Mario Amore e Domenico Berardi, incaricati di valutarne le condizioni psichiche. I due psichiatri, presenti in aula durante l’udienza di lunedì, hanno riferito quanto la giovane avesse cercato di spiegare le sue azioni, pur senza riuscire a dar loro un senso compiuto. “Non è stato un comportamento da pazza, ma di una persona debole e sola che ha avuto paura”, avrebbe detto Chiara, descrivendo il suo stato d’animo nei giorni delle tragedie.

Gli esperti, ascoltati in tribunale, hanno spiegato che la ragazza appariva lucida e consapevole, ma schiacciata da un senso profondo di isolamento. Secondo la loro analisi, non presentava segni di delirio o allucinazioni, ma una fragilità psicologica estrema, aggravata da condizioni familiari e sociali difficili.

Il ritratto di una solitudine

Chiara viveva in una piccola abitazione, con poche risorse economiche e nessuna rete di sostegno. Le gravidanze, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero state nascoste fino all’ultimo per paura del giudizio e del rifiuto. Dopo il ritrovamento dei corpi dei neonati, la giovane aveva parlato di vergogna e disperazione, sentimenti che, a suo dire, l’avrebbero spinta in un vicolo cieco.

Durante l’udienza, il tono della ragazza è rimasto composto, ma a tratti carico di emozione. “Non volevo fare del male, ma non sapevo cosa fare. Mi sono trovata sola e ho perso la testa per la paura”, avrebbe aggiunto, in un passaggio riportato dai consulenti. Il processo continua a Parma, con l’obiettivo di capire se dietro l’orrore ci sia una mente lucida o una donna spezzata, incapace di chiedere aiuto quando la vita le è crollata addosso.

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Ultimo Aggiornamento: 06/11/2025 17:58

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