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“Le ha fracassato la faccia”. Italia, mamma aggredita al supermercato: il motivo agghiacciante

Pubblicato: 06/11/2025 17:36

Lucia ha 42 anni, è una mamma e lavora come segretaria medica. Da otto anni vive a Pontassieve, in provincia di Firenze, dove si è trasferita per lavoro. Giovedì scorso, mentre parlava al telefono con la sorella in dialetto napoletano, è stata aggredita in pieno centro, nella galleria di piazza Cairoli. Un gesto violento e assurdo, motivato solo dall’accento con cui stava parlando.

“Tornatene da dove sei venuta”

«Tornatene da dove sei venuta», le ha urlato l’uomo che l’ha poi colpita. Lucia ha raccontato di aver pensato a un malinteso e di aver provato a rispondere con calma, ma l’aggressore ha rincarato la dose: «Qui sei solo un’ospite». Subito dopo, senza dire altro, le ha sferrato un pugno violentissimo al volto, fratturandole il setto nasale. La prognosi è di trenta giorni e i medici stanno valutando la possibilità di un intervento chirurgico. Dopo l’aggressione, l’uomo si è semplicemente allontanato, andando a fare la spesa come se nulla fosse accaduto.

Lucia, sanguinante e sotto shock, ha trovato la forza di filmarlo con il cellulare e di seguirlo fin dentro la Coop, dove ha chiesto aiuto. «Mi ha sconvolto l’indifferenza di alcuni clienti», ha raccontato la donna, ringraziando invece il personale del supermercato per la prontezza nel prestarle soccorso: «Mi hanno dato ghiaccio, hanno chiamato i carabinieri e l’ambulanza».

L’aggressore era già noto alle forze dell’ordine

L’uomo, 46 anni, è già conosciuto dalle autorità. Secondo quanto emerso, aveva precedenti per comportamenti violenti, inclusa un’aggressione a un anziano. Nonostante la denuncia di Lucia e la gravità dell’episodio, è stato rilasciato dopo poche ore. Una decisione che lascia sgomenta la donna: «Ho paura a uscire sola, temo di incontrarlo di nuovo», confessa.

Lucia è stata portata all’ospedale di Ponte a Niccheri, dove è stata presa in carico dal centro antiviolenza in codice rosae dove riceve anche supporto psicologico. «Non è solo la paura per me — dice — ma per le mie figlie e per chiunque potrebbe ritrovarsi nella stessa situazione».

Un’aggressione brutale, nata da poche parole dette in dialetto. Un atto di odio che ha lasciato non solo ferite fisiche, ma anche un senso profondo di insicurezza e indignazione.

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