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Manovra, i conti non tornano: aiuti ai redditi alti, briciole per gli altri. Ecco i numeri da brividi

Pubblicato: 06/11/2025 18:08

Un coro di voci critiche accompagna la valutazione della manovra da parte di Istat, Bankitalia, Corte dei Conti e Ufficio parlamentare di bilancio. Tutte le istituzioni, intervenute in Parlamento, hanno evidenziato un limite strutturale: la redistribuzione promessa dal governo non si vede. Le misure fiscali appaiono selettive, di breve durata e con impatto limitato su salari e consumi. Il taglio dell’Irpef, osservano gli esperti, favorisce soprattutto i redditi medio-alti, mentre la revisione dell’Isee aggiunge complessità senza produrre un vero miglioramento per le famiglie più fragili.

Il taglio Irpef premia chi guadagna di più

Secondo Istat, circa l’85% delle risorse generate dal taglio dell’Irpef va ai due quinti più ricchi delle famiglie italiane. Il beneficio medio è di 230 euro a persona, ma sale a oltre 400 euro per i nuclei con redditi più alti, mentre le famiglie del primo quinto guadagnano appena 100 euro. Anche Bankitalia ha confermato che l’intervento «favorisce i nuclei dei due quinti più alti» e ha scarso impatto sulla disuguaglianza complessiva. La Corte dei Conti ha sottolineato che il vantaggio massimo si concentra tra chi supera i 50mila euro l’anno, con effetti nulli oltre i 200mila. Secondo l’Upb, metà del risparmio fiscale finisce nelle mani di chi guadagna più di 48mila euro: 408 euro medi per i dirigenti, 123 per gli impiegati, 55 per i pensionati.

Riforma Isee, più complicazioni che vantaggi

La nuova formulazione dell’Isee amplia la platea dei beneficiari ma ne complica l’applicazione. L’Istat segnala che «si introduce una nuova tipologia di Isee» che si aggiunge alle sei già esistenti, rischiando di creare confusione. Il vantaggio medio stimato è di 145 euro l’anno per 2,3 milioni di famiglie, ma il 70% dei beneficiari appartiene alle fasce centrali del redditoBankitalia avverte: la modifica «va fatta con parsimonia» perché agevola i proprietari di casa rispetto a chi vive in affitto. La Corte dei Conti parla di «perplessità» sulla coerenza dell’indicatore, ormai modificato troppe volte.

Detassazione dei rinnovi e fiscal drag solo parzialmente compensato

La detassazione dei rinnovi contrattuali al 5% coinvolge circa 2 milioni di lavoratori, con un risparmio medio di 200 euro, ma secondo l’Upb «crea disparità e ha effetti temporanei». Inoltre, il fiscal drag resta in gran parte non compensato: solo i redditi fino a 32mila euro recuperano qualcosa, mentre pensionati e autonomi restano penalizzati. Le istituzioni concordano: la manovra non riduce le disuguaglianze, ma le consolida.

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