
Il più grande super-bonus della storia aziendale diventa realtà, e porta la firma di Elon Musk. L’assemblea degli azionisti Tesla ha approvato ad Austin un pacchetto da 878 miliardi di dollari in azioni, che nel prossimo decennio può arrivare a sfiorare i mille miliardi. Una cifra mai vista, che consolida il legame tra l’uomo e l’azienda che incarna: per gli investitori vale più il carisma del fondatore che ogni calcolo di sostenibilità finanziaria. La votazione ha visto un sì plebiscitario, il 75%, accompagnato dal coro “Elon Elon” in sala. Il premio scatterà solo se Musk riuscirà a portare la capitalizzazione del gruppo a 8.500 miliardi e a lanciare almeno un milione di robotaxi e un milione di robot. In cambio, il ceo arriverà a controllare quasi il 29% del capitale, un potere societario inedito per un amministratore delegato in un gruppo quotato.
Il bivio tra Musk e chi lo voleva fermare

La spinta decisiva al via libera è arrivata da una strategia semplice: o Musk, o il rischio di perderlo. Il ceo aveva minacciato di lasciare la società in caso di bocciatura, costringendo gli azionisti a scegliere tra un esborso colossale e l’uscita dell’uomo-simbolo della compagnia. Non tutti si sono piegati. Il fondo sovrano norvegese NBIM, il più grande al mondo, ha votato contro, in linea con il fondo pensione americano Calpers. Ma la rete di sostenitori del manager – da Morgan Stanley a Charles Schwab fino al fondo pubblico della Florida – ha garantito una maggioranza schiacciante, in attesa della decisione dei tre colossi del risparmio gestito, Vanguard, BlackRock e State Street.
Perché per Tesla Musk resta “insostituibile”
A tessere la tela è stata la presidente del cda, Robyn Denholm, che per settimane ha provato a convincere gli scettici: l’uomo più ricco del mondo – questo l’argomento – non è solo un amministratore, ma il motore stesso della futura Tesla, dal software ai robot, dall’intelligenza artificiale alla guida autonoma. A sostegno della tesi anche il gestore Ron Baron, che su X lo ha definito “l’uomo chiave per eccellenza”. Il maxi-bonus arriva a un anno dalla sentenza del Delaware che aveva cancellato un precedente incentivo da 56 miliardi, giudicato eccessivo. Questa volta, però, la macchina Musk ha vinto di nuovo: il messaggio è chiaro, nel futuro della Silicon Valley più spregiudicata, il confine tra azienda e leader non esiste più.

