È un Paese in ginocchio quello che emerge dopo il passaggio del tifone Kalmaegi nelle Filippine centrali. Il bilancio, ancora provvisorio, parla di almeno 140 vittime e 127 dispersi, mentre le squadre di soccorso continuano a lavorare tra fango, macerie e quartieri completamente sommersi. Una tragedia aggravata da inondazioni senza precedenti, che hanno trasformato intere città in distese d’acqua.
Le autorità filippine hanno confermato che il tifone ha colpito con particolare violenza la provincia di Cebu, dove corsi d’acqua esondati hanno trascinato via automobili, abitazioni precarie costruite lungo le rive e perfino container industriali. Quartieri popolari e zone periferiche risultano tra le aree più danneggiate, con centinaia di famiglie che hanno perso tutto.
Tra le vittime si contano anche sei membri dell’equipaggio di un elicottero militare, precipitato durante un’operazione di soccorso nei territori più isolati. Un incidente che sottolinea la difficoltà e il rischio delle operazioni di emergenza nelle ultime ore.
Intanto il tifone si sta spostando verso le coste del Vietnam, dove le autorità locali hanno già predisposto l’evacuazione preventiva di migliaia di residenti nelle aree costiere. La preoccupazione è massima: le immagini provenienti dalle Filippine mostrano la forza devastante del ciclone e il potenziale di distruzione ancora attivo.
L’emergenza resta aperta. Mentre il mare continua a restituire detriti e i soccorritori cercano gli scomparsi, il governo filippino lancia un appello alla comunità internazionale: servono aiuti, soprattutto viveri, acqua potabile e assistenza sanitaria, per affrontare quella che appare come una delle peggiori catastrofi naturali degli ultimi anni nel Paese.