
In ambienti di Palazzo Chigi trapela l’irritazione di Giorgia Meloni per la notizia dell’aumento dello stipendio deciso dal presidente del Cnel, Renato Brunetta, avvalendosi della sentenza della Corte Costituzionale che abolisce il tetto di 240 mila euro annui per i dirigenti pubblici. La premier ha definito la decisione “non condivisibile” e l’adeguamento del compenso come “inopportuno”.
A stretto giro, Brunetta ha annunciato la revoca della decisione. In una nota ha spiegato di non voler permettere che l’applicazione di una sentenza legittima possa causare strumentalizzazioni che danneggino la credibilità del Cnel e influenzino negativamente il dibattito politico. Ha sottolineato di agire con responsabilità e con l’intento di tutelare il prestigio dell’istituzione.

La polemica politica si è subito accesa. L’innalzamento dello stipendio di Brunetta era stato ufficializzato in una delibera pubblicata sul sito del Cnel, con cifre che partivano da 850 mila euro per il 2025 e arrivavano a un milione e 880 mila, tenendo conto degli adeguamenti basati sugli incrementi medi dei lavoratori pubblici calcolati dall’Istat.

A incidere maggiormente sull’aumento è stata la sentenza n. 135 del 9 luglio 2025, con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il limite massimo retributivo di 240 mila euro per i dipendenti pubblici. Il trattamento economico di riferimento è quello del primo presidente della Corte di Cassazione, fissato a 311.658,53 euro.
La decisione ha suscitato dure reazioni dall’opposizione. Angelo Bonelli, deputato di Avs, ha denunciato come Brunetta passi da uno stipendio di 250 mila a 310 mila euro annui, definendo la scelta un esempio della politica della destra al governo, pronta a moltiplicare i propri compensi mentre i lavoratori ricevono salari bassi.
Anche Nicola Fratoianni, sempre di Avs, ha criticato la decisione sottolineando che il Cnel raddoppia la spesa per le retribuzioni dei vertici. La polemica si è estesa anche al M5S, con il capogruppo Dario Carotenuto che definisce la scelta una difesa della casta, annunciando un’interrogazione parlamentare alla premier Meloni e al ministro dell’Economia Giorgetti.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha commentato su X: “Giorgia Meloni non trova i soldi per aumentare gli stipendi al ceto medio ma li trova per aumentare il poltronificio di Brunetta”, criticando l’uso dei fondi pubblici.
Brunetta ha voluto precisare che il Cnel non ha effettuato alcun adeguamento autonomo, ma ha semplicemente dato applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale n. 135, che ha ripristinato il tetto retributivo di 311.658,53 euro a partire dal 1° agosto 2025.
Ha aggiunto che l’importo di 1,5 milioni di euro non rappresenta un aumento individuale, ma l’importo massimo di spesa preventivato per il 2026, comprensivo di indennità, contributi e gestione separata Inps, approvato senza voti contrari dall’Assemblea plenaria del Cnel nella seduta del 23 ottobre.


