
“Se non cambia la legge ce ne andiamo”. Con queste parole, Darren Woods, amministratore delegato di ExxonMobil, ha lanciato un duro attacco contro la nuova Direttiva europea sulla sostenibilità aziendale, nel corso di un’intervista esclusiva a Reuters. La normativa, che prevede sanzioni fino al 5% del fatturato globale per chi non si adeguerà ai nuovi obblighi ambientali e sociali, è finita nel mirino dei grandi produttori di energia.
A condividere la protesta è anche QatarEnergy, attraverso il suo CEO e ministro dell’Energia Saad al-Kaabi. Entrambe le compagnie hanno minacciato di ritirarsi dal mercato europeo se Bruxelles non rivedrà il testo della direttiva, avvertendo di “conseguenze catastrofiche” per la sicurezza energetica del continente.
Un mercato strategico per entrambi i giganti
Le due società sono fornitori chiave di gas naturale liquefatto (GNL) per l’Unione Europea. Nel 2024, ExxonMobil ha coperto circa il 50% delle importazioni europee di GNL provenienti dagli Stati Uniti, mentre il Qatar ha garantito tra il 12% e il 14% delle forniture complessive del blocco, un contributo diventato essenziale dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.
Anche dal punto di vista economico, l’Europa resta un mercato di rilievo: ExxonMobil ha investito circa 20 miliardi di euro nel continente nell’ultimo decennio, mentre QatarEnergy mantiene contratti di lungo termine con Eni, Shell e TotalEnergies.
La direttiva UE sulla due diligence ambientale
Al centro dello scontro c’è la Direttiva sulla Due Diligence in materia di Sostenibilità Aziendale (CSDDD), che obbliga le grandi imprese a valutare e ridurre i rischi ambientali e sociali lungo tutta la catena di fornitura, anche al di fuori dei confini europei. Le aziende dovranno inoltre allinearsi agli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi.
Secondo Woods, queste regole sarebbero “irrealizzabili” e metterebbero a rischio la presenza stessa del gruppo nel Vecchio Continente.
“Se non riusciamo ad avere successo in Europa, e se la loro legislazione dannosa viene applicata anche in altri Paesi, diventa impossibile restare lì”, ha dichiarato il CEO.
L’avvertimento di Washington e Doha
In una lettera aperta ai leader europei, Chris Wright, segretario all’Energia degli Stati Uniti, e Saad al-Kaabi hanno espresso forte preoccupazione per le ripercussioni della normativa.
“Le norme rappresentano un rischio significativo per l’accessibilità economica e l’affidabilità delle forniture energetiche essenziali per famiglie e imprese europee”, si legge nel testo, che parla anche di una “minaccia esistenziale per la competitività industriale dell’UE”.
Il Parlamento UE valuta modifiche, ma le tensioni restano
Il Parlamento europeo ha aperto la strada a possibili modifiche della direttiva, con l’obiettivo di approvare la versione definitiva entro la fine del 2025. Tuttavia, secondo Woods, i cambiamenti proposti sarebbero solo marginali e non sufficienti ad attenuare l’impatto sulle grandi compagnie energetiche.
QatarEnergy: “L’Europa ha bisogno del nostro gas”
Durante un intervento all’Abu Dhabi International Petroleum Exhibition and Conference (ADIPEC), Kaabi ha confermato che il suo gruppo ha già predisposto piani di emergenza per interrompere le forniture verso l’Europa, ribadendo che non si tratta di un bluff.
“Non possiamo raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette alle condizioni imposte. L’Europa deve capire che ha bisogno del gas del Qatar, degli Stati Uniti e di altre regioni del mondo”, ha dichiarato.
Il futuro dei rapporti energetici con l’UE
Bruxelles dovrà ora decidere se ammorbidire la direttiva o mantenere la linea dura in nome della transizione ecologica. Un equilibrio delicato: da un lato la necessità di rafforzare gli impegni climatici, dall’altro il rischio concreto di perdere forniture strategiche per l’approvvigionamento energetico europeo.
Il braccio di ferro tra l’Unione Europea e i giganti dell’energia è solo all’inizio, ma le sue ripercussioni potrebbero farsi sentire ben oltre i confini del continente.


