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Ponte o non ponte arriveremo a Roma? Tutta la verità sul Ponte sullo Stretto

Pubblicato: 07/11/2025 16:10

Una vecchia canzone di Venditti potrebbe essere parafrasata per rappresentare l’idea del centrodestra italiano sul Ponte dei Sospiri tra Sicilia e Calabria bloccato da una sentenza della Corte dei Conti. Ponte o non Ponte torneremo a Roma malgrado voi, in cui il “Voi” è riferito ai magistrati, non solo i famosi PM ma anche quelli contabili, che agiscono per decisioni politiche contro il governo. La sentenza ha di fatto sospeso i lavori, che già non correvano rinvio dopo rinvio, ma non le promesse di posti di lavoro. Proprio sulle 4.000 candidature per un lavoro arrivate al consorzio di costruzione del Ponte si vuole fare leva. La burocrazia è nemica del lavoro, è il sostanziale messaggio, certo non assurdo se vogliamo dirla tutta. Ma allora perché in questo paese,  fatto di avvocati e azzeccagarbugli dal Manzoni in avanti, si fa un codice degli appalti dietro l’altro? Perché le imprese per realizzare un asilo nido o 100 mt di strada devono sottostare alle norme europee su trasparenza e concorrenza, e chi costruisce il Ponte dei Ponti no?

Perché per realizzare una casa popolare il quadro economico dei costi deve prevedere un computo metrico ineludibile e per il Ponte dello Stretto le tabelle dei costi non sono aggiornate?

Qualcuno, non senza ragione, potrebbe obiettare perché questa è un’opera strategica che completa il corridoio dei trasporti europeo. Ma allora perché L’Europa ad oggi non ci ha messo un euro? Perché L’Europa vuole un’analisi costi benefici ed in questo caso è difficile, se non impossibile, farla quadrare. Per questo motivo i soldi ce li mettono i contribuenti italiani. Ma allora perché i prezzi non sono aggiornati? Perché forse dopo la guerra in Ucraina acciaio e cemento sono aumentati enormemente, e l’aggiornamento prezzi, che la Corte vorrebbe conoscere, rischierebbe di far salire il costo oltre l’appostamento di bilancio dello Stato. Cosa che preoccuperebbe il sindaco o l’assessore di una qualunque città, per eventuali danni erariali, ma non il ministero di Salvini.

Le motivazioni della sentenza si attenderanno tra un mese. A quel punto il governo, sempre che sia interessato a leggere le motivazioni, potrebbe ripresentare tramite una nuova deliberazione il progetto e nel caso farsi approvare una legge apposita di copertura da parte del Parlamento. È nelle sue facoltà e sanerebbe i rilievi contabili sull’ammontare dei costi. Ma c’è un rilievo che potrebbe costituire un sanzionamento da parte europea. Le leggi europee a tutela della concorrenza, recepite dall’Italia e dal codice degli appalti,  prescrivono che se un’opera aggiudicata può superare del 50% il costo messo in appalto, ed è questo il caso, è necessario andare ad una nuova gara. Si chiama tutela della concorrenza. Il che si capisce creerebbe due condizioni. La prima è che una nuova gara farebbe slittare oltre questa legislatura l’inizio dei lavori. La seconda è che Salini, non Salvini, il maggior partecipante al consorzio Eurolink oggi in campo potrebbe non aggiudicarsi l’opera, e questo non è un problema da poco.

Quindi l’opera, pur certamente non partendo, come da prefiche, quest’anno potrebbe essere sempre realizzata ma con un dispendio economico, politico ed istituzionale di gran lunga superiore, e finora sottovalutato. In questa legislatura ci sono due progetti molto ambiziosi, uno era il Ponte l’altro il Premierato. Difficilmente vedranno la luce, ma sicuramente saranno il tormentone della prossima campagna elettorale al grido di “non ci lasciano lavorare”. Ma forse se si lavorasse bene, se si sapesse produrre carte e tabelle, visti gli ingenti costi di progettazione pagati finora da Sicilia e Calabria con i loro fondi, se ci fossero le giuste interlocuzioni europee, vedi l’ottimo lavoro di Giorgetti in Economia, a questo punto non ci saremmo arrivati. Quando una squadra è forte e vincente non se la prende mai con l’arbitro, segna i gol.

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Ultimo Aggiornamento: 07/11/2025 16:11

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