
C’è un vizio antico che accompagna la sinistra italiana: la ricerca costante di un “papa straniero”, di una figura lontana ma capace di incarnare ideali, sogni e soluzioni che sembrano mancare dentro i confini nazionali. Ogni volta che, da qualche parte del mondo, un politico progressista conquista il potere, in Italia si riaccende la speranza di poter importare quel modello e adattarlo alla realtà nostrana. È accaduto con Obama, con Corbyn, con Sánchez e, ora, con Zohran Mamdami, il neo eletto sindaco di New York.
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Il nuovo idolo progressista
Classe giovane, formazione socialista e visione fortemente egualitaria, Mamdami ha costruito la sua campagna elettorale su un programma tanto ambizioso quanto difficile da realizzare integralmente. Tra le sue proposte figurano tassazione dei super ricchi, tagli ai fondi delle forze dell’ordine, trasporto pubblico gratuito, case popolari accessibili e prezzi calmierati nei supermercati.
Un pacchetto di misure che ha conquistato la popolazione newyorkese, proiettandolo a essere il primo sindaco islamico della Grande Mela, ma che, agli occhi di molti analisti, resta difficile da sostenere nella sua interezza. Nonostante ciò, in Italia, l’entusiasmo di parte della sinistra si è acceso immediatamente: social in festa, dichiarazioni euforiche e titoli di giornale che hanno celebrato Mamdami come un simbolo di riscatto e di rinnovamento progressista.

L’ironia di Enrico Mentana
A raffreddare gli entusiasmi, però, ci ha pensato Enrico Mentana, direttore del Tg La7, che sui social ha condiviso una riflessione lucida e pungente. “La nuova parola d’ordine è: la sinistra deve imparare come si batte la destra dalla vittoria di Mamdani a New York”, ha scritto con ironia, commentando la reazione del campo largo italiano.
Il giornalista ha evidenziato come il problema principale della sinistra non sia certo la mancanza di vittorie nelle grandi città. “Il campo largo ha moltissimi e gravi problemi – ha spiegato – ma non quello di vincere nei centri urbani, visto che governa Torino, Milano, Genova, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari…”.
Poi la stoccata finale: “Come i sindaci delle città citate sanno benissimo, molte delle ricette di Mamdani sarebbero davvero preziose. Ma per perdere”. Una frase che sintetizza perfettamente la distanza tra la teoria progressista e la pratica amministrativa in Italia, dove il consenso si costruisce più sulla concretezza che sull’utopia.
Un entusiasmo che divide
Le parole di Mentana hanno trovato eco immediata, suscitando reazioni contrastanti. Da un lato, molti esponenti e simpatizzanti del centrosinistra hanno difeso l’entusiasmo verso il nuovo sindaco di New York, considerandolo un simbolo di sinistra radicale capace di vincere in un contesto complesso. Dall’altro, non sono mancati i commenti più disillusi, che vedono nella corsa a celebrare ogni successo estero un sintomo di debolezza identitaria e di incapacità di elaborare una visione politica autonoma.
Lo stesso Alan Friedman, giornalista americano vicino all’area democratica, ha espresso perplessità, invitando la sinistra italiana a non farsi “abbindolare da illusioni importate” e a concentrarsi sui problemi concreti del Paese.
Il nodo del “papa straniero”
Il caso Mamdani si inserisce così in un copione già noto. Ogni vittoria progressista internazionale diventa occasione di riflessione e di proiezione per il Partito Democratico e i suoi alleati, alla ricerca di una bussola politica in un panorama frammentato. Tuttavia, come ricorda Mentana, la sfida non è imparare dalle vittorie degli altri, ma capire perché in Italia la sinistra fatichi a trasformare le proprie amministrazioni urbane in consenso nazionale.
La fascinazione per il modello estero, che sia americano, spagnolo o britannico, finisce spesso per oscurare le differenze strutturali: sistemi economici diversi, culture politiche differenti e contesti sociali che non sempre possono essere comparati.
Il commento di Enrico Mentana si inserisce dunque come una voce critica ma realista, capace di riportare il dibattito con i piedi per terra. L’entusiasmo per la vittoria di Zohran Mamdami a New York racconta più della sinistra italiana che dell’America stessa: la ricerca di un salvatore esterno, di un “papa straniero” che possa ispirare, ma che raramente riesce a offrire soluzioni applicabili alla realtà del Paese. E forse, come suggerisce il direttore del Tg La7, proprio in questa attitudine si nasconde il più grande limite della sinistra italiana contemporanea.


