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La Cina sta già dominando la guerra dei dati nel Pacifico

Pubblicato: 07/11/2025 12:23
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A nove mesi dall’inizio della seconda amministrazione Trump, Chris Miller, ex segretario alla Difesa ad interim, ha criticato la lentezza con cui il Pentagono starebbe adattando le proprie capacità militari all’era digitale.
“Il Dipartimento della Difesa fa molto marketing, ma non produce risultati concreti”, ha dichiarato Miller durante la conferenza AFCEA TechNet Indo-Pacific. Secondo l’ex colonnello delle Forze Speciali, la burocrazia e la scarsa collaborazione tra leadership politica e imprenditoriale stanno frenando la trasformazione verso un esercito più agile. “Abbiamo imprenditori brillanti, ma non capiscono i meccanismi di un’organizzazione bizantina come il Pentagono, e così perdiamo opportunità per mancanza di concentrazione”.

La Cina è già nella “fase tre” della guerra dei dati

Nel corso dello stesso dibattito, Sean Berg, ex vice comandante dello Special Operations Command Pacific, ha avvertito che la Cina è già in vantaggio nella cosiddetta guerra dei dati, una competizione strategica che si gioca nel dominio digitale e informativo.

“Loro sono già nella fase tre: dominare. Noi siamo ancora alla fase zero: plasmare”, ha affermato Berg. Quando la decrittazione quantistica diventerà una realtà, Pechino potrà accedere a enormi quantità di comunicazioni militari americane intercettate e conservate negli anni, ottenendo così “una comprensione senza precedenti” dei movimenti delle forze statunitensi.

La sorveglianza digitale e il controllo dell’infrastruttura

La sfida, ha spiegato Rob Christian, ex sottufficiale capo del 311th Signal Command, risiede anche nella sorveglianza digitale onnipresente.
“La Cina è il nemico tecnicamente più avanzato che abbiamo mai affrontato, e possiede gran parte dell’infrastruttura”, ha dichiarato.
Vent’anni fa era possibile “nascondersi nel rumore” usando telefoni usa e getta o spegnendo i dispositivi. Oggi, con l’intelligenza artificiale e le analisi predittive, questa possibilità è quasi svanita. “La sfida ora è proiettare forza, ma anche proteggersi”, ha aggiunto Christian.

La “guerra delle firme digitali”

Il moderatore del panel, Mike Stokes, vicepresidente di Ridgeline, ha definito questa competizione una vera e propria “guerra delle firme digitali”, in cui la capacità di identificare, tracciare e mascherare i propri movimenti diventa cruciale quanto il controllo del territorio. “Dobbiamo pensare alle capacità dell’avversario di sfruttarci e alle nostre di contrastarlo come a una dottrina militare a sé stante”, ha spiegato Stokes.

Un vantaggio invisibile e difficile da finanziare

Secondo Berg, una delle difficoltà è che il successo in questa guerra è invisibile. “Se una campagna di protezione dell’identità funziona, non accade nulla di visibile: nessuna violazione, nessuna coercizione economica. È difficile giustificare miliardi di dollari di spesa per un risultato che consiste nel ‘nulla’”, ha osservato.
Nel frattempo, le esercitazioni con i Paesi partner restano vulnerabili. “Ogni volta che carichiamo delle diapositive in un centro operativo, qualcuno le fotografa e le invia tramite Line o WhatsApp, su dorsali Huawei. L’intera infrastruttura digitale del teatro operativo è di proprietà della Repubblica Popolare Cinese”, ha spiegato Berg.

Addestrarsi al fallimento per imparare a proteggersi

Di fronte a un avversario tecnologicamente avanzato, la soluzione — secondo Christian — è imparare attraverso il fallimento controllato. “Bisogna addestrarsi, esporsi, fallire e poi adattarsi. È l’unico modo per apprendere”, ha detto.
Miller ha aggiunto che i comandanti dovrebbero smettere di lamentarsi della mancanza di fondi e cercare invece collaborazioni con aziende capaci di proporre soluzioni. “Smettetela di dire che non avete soldi. È una scusa. Dovete incontrare le aziende e innovare”, ha affermato.

Cina-Usa, americani ancora prigionieri della Seconda Guerra Mondiale

In chiusura, Miller ha tracciato un quadro impietoso della strategia americana nel Pacifico: “Stiamo ancora cercando di combattere la Seconda Guerra Mondiale. Il nostro concetto operativo è lo stesso. Ci sono sacche di genialità, ma restiamo organizzati come durante la Guerra Fredda, che a sua volta era modellata sulla Seconda Guerra Mondiale”.
Nel frattempo, la Cina avanza nel dominio informativo, pronta a vincere una guerra che non si combatte più con le armi, ma con i dati.

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