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“Un atto di violenza”. Attacco totale a Sigfrido Ranucci, esplode la ferocissima polemica

Pubblicato: 07/11/2025 18:58

La polemica sul caso Sangiuliano non si placa. In una lunga lettera aperta, Federica Corsini, moglie dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha espresso tutta la sua indignazione per la gestione da parte di Sigfrido Ranucci e della redazione di Report della vicenda legata alla diffusione dell’audio privato andato in onda nella trasmissione di Rai 3.

Sono allibita e mortificata dall’ostinazione con cui Ranucci continua a sostenere che fosse ‘fondamentale’, per il diritto di cronaca, mandare in onda la mia voce — scrive Corsini —. Per l’informazione pubblica poteva essere di interesse la notizia, non certo la mia sofferenza. Invece Report ha scelto di offrire al pubblico il dolore di un momento intimo e privato, che nulla aggiungeva”.

Nella lettera, la giornalista sottolinea come le dichiarazioni di Ranucci, rese su più mezzi di comunicazione, abbiano aggiunto “umiliazione ad umiliazione”. Corsini accusa il conduttore di continuare a giustificare la scelta di trasmettere la sua voce e di insinuare che il provvedimento del Garante della Privacy sia frutto di “pressioni o favoritismi”.

Corsini ricorda inoltre che lo stesso Ranucci è indagato dalla Procura di Roma per interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis, comma 2), in relazione al servizio andato in onda l’8 dicembre 2024. “Mi chiedo — scrive — se e quando Ranucci abbia comunicato alla Rai di essere indagato”.

La moglie di Sangiuliano aggiunge che il giornalista “sapeva dal 14 aprile scorso di essere sotto indagine del Garante per la Privacy” e si domanda perché abbia scelto di “utilizzare Report e gli strumenti della Rai, ente pubblico, per difendere se stesso”. Un comportamento, denuncia Corsini, “in palese conflitto di interessi, visto che era coinvolto in prima persona”.

“Ranucci non poteva e non doveva difendersi usando la Rai — scrive ancora — continuando a rimarcare la mia pubblica mortificazione. Ci sono prove che ha contattato direttamente la persona che aveva registrato l’audio in modo illecito, audio che altri giornalisti avevano rifiutato di diffondere per rispetto dell’etica e della legge”.

Corsini ribadisce che la registrazione era illegale, come già specificato nella diffida inviata prima della messa in onda, in cui chiedeva esplicitamente di non trasmettere la sua voce. “Inorridisco nel leggere i messaggi tra Ranucci e chi oggi è imputato di stalking aggravato — scrive —. Parlano di ‘imbastire il nostro lavoro’ e si scambiano solidarietà. È incredibile”.

La giornalista teme che la vicenda possa proseguire con nuovi attacchi personali: “Mi aspetto che propongano un’inchiesta su di me per screditarmi, con sospetti, pedinamenti, audio o mail. È un sistema che vuole ridurre al silenzio”.

Infine, Corsini conclude: “Report ha compiuto un atto di violenza contro di me e doveva riconoscerlo, senza nascondersi dietro il servizio pubblico. Sono sempre stata profondamente aziendalista e non traggo alcuna soddisfazione dal fatto che la Rai sia stata sanzionata per 150 mila euro. Anche un solo euro sarebbe bastato, perché conta solo il principio: il rispetto della dignità e della privacy di ogni persona. Continuerò a tutelarmi nelle sedi competenti, confidando nella Legge e nella deontologia professionale”.

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