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“Addio maestro!”. Lutto enorme, ha cambiato la politica italiana: l’annuncio di poco fa

Pubblicato: 08/11/2025 12:28

L’aria di questo 7 novembre porta con sé un silenzio denso, non comune, un peso che si posa sugli animi di quanti hanno conosciuto la forza e la gentilezza del suo pensiero. È un dolore sordo, quello che segue la scomparsa di una figura che è stata, per intere generazioni, guida, maestro e compagno di strada nel labirinto della conoscenza.

Oggi, il mondo del sapere e dell’attivismo si ritrova più povero, privato di una delle sue voci più autentiche e coraggiose, un intellettuale che ha fatto della critica non solo un mestiere, ma una vera e propria forma di vita. Rimane un vuoto incolmabile, la mancanza di quella straordinaria intelligenza che sapeva illuminare le zone d’ombra della contemporaneità, lasciando in eredità l’eco delle sue parole: una sostanza di cose sperate che non smetteremo di cercare.

La figura del pensatore critico

È con profondo cordoglio che si apprende della scomparsa del filosofo Paolo Virno, avvenuta il 7 novembre 2025 all’età di 73 anni. Docente di Filosofia del linguaggio, semiotica ed etica presso l’Università di Roma Tre, Virno è stato unanimemente riconosciuto come una delle voci più originali e influenti del pensiero critico italiano. La sua morte lascia un vuoto incolmabile nel panorama intellettuale e culturale, segnando la perdita di una figura centrale che ha saputo intrecciare in modo magistrale filosofia, linguistica e impegno politico.

Paolo Virno non è stato soltanto un accademico, ma un protagonista di spicco nel dibattito culturale e politico. Le sue riflessioni e i suoi insegnamenti hanno contribuito in modo determinante a formare intere generazioni di studenti, studiosi e lettori. Il suo lascito intellettuale è immenso, destinato a rimanere un punto di riferimento cruciale per chiunque voglia esercitare e difendere il pensiero critico. Il suo lavoro di ricerca e critica, incessante per tutta la vita, si è concentrato sull’analisi delle trasformazioni radicali del lavoro e della vita collettiva nell’epoca contemporanea. Virno ha sempre posto la critica come essenziale forma di libertà. L’amico e collega Sandro Mezzadra, professore di Filosofia politica all’Università di Bologna, ha espresso il suo dolore ricordando le parole di Virno: “‘Sostanza di cose sperate’: dicevi così per dire comunismo. E la tua vita è stata fatta di quelle cose, nella filosofia, nel preparare una cena, nell’amicizia.” Un ricordo reso ancora più toccante dal fatto che la sua scomparsa sia avvenuta proprio il 7 novembre, “il giorno dell’assalto al cielo”. Anche la filosofa Judith Revel ha voluto rendere omaggio a Virno, definendolo “un immenso umano, dotato di un’inverosimile generosità, di braccia anormalmente lunghe, di un eccezionale talento per raccontare le storie, e di un’intelligenza tanto strepitosa quanto gentile“.

Le opere fondamentali

La vastità e la profondità delle sue opere testimoniano la sua indefessa attività intellettuale. Tra i suoi titoli più noti, che rappresentano pietre miliari per la comprensione delle dinamiche sociali e linguistiche attuali, spiccano volumi come ‘Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee‘, in cui affronta il concetto di moltitudine come soggetto politico post-operaio. Altre opere cruciali includono ‘Parole con parole. Poteri e limiti del linguaggio‘, un saggio che esplora la dimensione intrinsecamente politica del linguaggio, e ‘Saggio sulla negazione. Per una antropologia linguistica‘. Più di recente, la sua riflessione si era concentrata sulle patologie della vita contemporanea, come dimostra ‘Dell’impotenza. La vita nell’epoca della sua paralisi frenetica‘. Tutti i suoi lavori sono caratterizzati da una straordinaria capacità di sintesi e da una prospettiva che non separa mai l’analisi teorica dall’urgenza della prassi politica e sociale.

L’impegno politico e il processo 7 aprile

La traiettoria intellettuale di Paolo Virno non può essere disgiunta dal suo impegno politico diretto. Formato all’interno del movimento operaista, è stato una figura di spicco in Potere Operaio, un’organizzazione della sinistra extraparlamentare che ha segnato un’epoca. La sua militanza lo portò a essere coinvolto nella tristemente nota inchiesta denominata ‘Teorema Calogero‘ o ‘processo 7 aprile‘, una controversa operazione giudiziaria che vide l’arresto di centinaia di intellettuali e studenti con accuse infondate di appartenenza a organizzazioni armate. Nonostante l’ingiusta detenzione, Virno fu in seguito assolto da ogni accusa. È significativo notare come proprio il periodo trascorso in carcere non sia stato di stasi, ma al contrario, un momento di ulteriore e intensa elaborazione teorica, i cui frutti confluirono nella rivista Luogo Comune, testimonianza della sua inestinguibile vitalità intellettuale anche in condizioni avverse.

Il sapere oltre l’accademia

Paolo Virno aveva una visione democratica e diffusa del sapere. Credeva fermamente che la conoscenza non dovesse restare confinata nelle aule universitarie, ma dovesse circolare, mettendosi al servizio della comunità e del conflitto sociale. In linea con questa convinzione, fu tra i fondatori e animatori della LUM – Libera Università Metropolitana. Questo spazio rappresentava molto più di una semplice istituzione: era concepito come un esperimento di autoformazione e di conflitto costituente che si poneva in dialogo critico con le trasformazioni dell’università istituzionale. La LUM, grazie alla sua dedizione e passione, è diventata un faro di riferimento per intere generazioni di giovani, offrendo un luogo di riflessione e crescita. La sua figura mancherà profondamente a tutti coloro ai quali ha donato tanto e ai quali, ne siamo certi, avrebbe avuto ancora molto da offrire in termini di guida intellettuale e umana. La sua eredità, intrisa di rigore filosofico e passione civile, continuerà a ispirare chiunque creda nel potere trasformativo del pensiero critico.

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Ultimo Aggiornamento: 08/11/2025 12:29

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