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Alessandro Venturelli, verifiche in corso sull’ultima foto inviata alla mamma

Pubblicato: 08/11/2025 14:16

La toccante e instancabile ricerca di Roberta Carassai, madre di Alessandro Venturelli, il ragazzo scomparso da Sassuolo nel 2020 e mai più ritrovato, si arricchisce di nuovi, seppur complessi, sviluppi. L’articolo di Fanpage.it del giorno 8 novembre 2025 fornisce un aggiornamento sugli sforzi continui della madre, recentemente tornata da un soggiorno a Torino, città da cui erano giunte numerose segnalazioni sulla possibile presenza del figlio. La vicenda di Alessandro Venturelli continua a tenere col fiato sospeso l’opinione pubblica, alimentando la speranza e, purtroppo, anche il timore di scherzi di cattivo gusto o false piste, elementi che rendono il percorso di Roberta Carassai ancora più arduo e doloroso. Le ultime ore sono state segnate non solo dalla verifica delle segnalazioni, ma anche da un inquietante fenomeno di chiamate anonime che aggiunge un elemento di mistero e preoccupazione.

Segnalazioni da torino: tra speranza e delusioni

Il recente viaggio di Roberta Carassai a Torino è stato motivato da una vera e propria ondata di segnalazioni: circa sessanta persone avevano riferito di aver visto giovani che potevano assomigliare ad Alessandro. Questa massiccia mobilitazione, benché carica di speranza, ha richiesto un enorme lavoro di verifica. La madre ha spiegato che la mole di avvistamenti è tale da rendere estremamente difficile l’accertamento di ognuno di essi, pur potendo contare sull’aiuto prezioso delle volontarie dell’associazione Nostos, da lei stessa fondata. Purtroppo, le prime verifiche condotte dalle forze dell’ordine e dalle persone vicine a Roberta hanno già escluso che alcuni dei ragazzi segnalati fossero Alessandro. Nonostante queste prime delusioni, il flusso di segnalazioni non si è interrotto e gli accertamenti proseguono senza sosta. Questa non è la prima volta che un’unica città, o anche l’estero, diventa il focolaio di avvistamenti; la determinazione di Roberta la spinge ogni volta a recarsi sul posto, mossa da un indistruttibile desiderio di poter finalmente riabbracciare il figlio.

La verifica dell’ultima foto e il dettaglio della mano

Tra le segnalazioni più recenti che sono ancora oggetto di verifica, ce n’è una particolarmente suggestiva che riguarda un ragazzo, probabilmente un senza fissa dimora. In questo caso specifico, la madre ha ammesso di non riuscire a identificare il figlio dal volto mostrato in una foto, ma ha notato un particolare della posizione della mano che le è sembrato riconoscibile e simile al modo in cui Alessandro era solito tenere la propria. Questo dettaglio, così intimo e specifico, è bastato ad alimentare la speranza e a innescare ulteriori indagini per rintracciare la persona in questione. La ricerca è tutt’ora in corso, e come precisa Roberta, l’obiettivo è attendere un dato certo. La donna ha espresso gratitudine per la rete di sostegno che si è creata attorno a lei, una comunità di persone che le impedisce di sentirsi sola in questa estenuante attesa.

Le inquietanti chiamate anonime e il silenzio dall’altro capo

Parallelamente al complesso lavoro di verifica delle segnalazioni, Roberta Carassai sta affrontando un ulteriore motivo di angoscia: una serie di chiamate anonime ricevute da un numero privato. La madre ha raccontato di aver ricevuto, in un solo giorno, tra la sera precedente e il momento dell’intervista, cinque o sei telefonate. La caratteristica inquietante di queste chiamate è il silenzio assoluto che si registra dall’altra parte della cornetta, un silenzio che perdura per circa 40-50 secondi prima che la comunicazione venga interrotta. Questo fenomeno è stato immediatamente comunicato alle forze dell’ordine per le dovute verifiche, con il timore prevalente che possa trattarsi di scherzi di cattivo gusto che non fanno altro che aggiungere stress e dolore alla già provata madre. La combinazione di speranze suscitate dalle segnalazioni e di angoscia generata da queste telefonate private descrive un quadro di costante tensione emotiva in cui la signora Carassai è costretta a vivere da anni.

Un appello che dura da cinque anni

La scomparsa di Alessandro Venturelli risale ormai a cinque anni fa, e da allora Roberta Carassai non ha mai smesso di cercarlo, trasformando la sua disperazione in una lotta attiva. La sua presenza costante sui media e la fondazione dell’associazione Nostos testimoniano la sua incessante determinazione. La vicenda di Alessandro, come sottolineato in altri articoli correlati, ha anche spinto la madre a invocare un cambiamento nella legislazione riguardante le persone scomparse, denunciando che nel caso del figlio “Quando si sono mossi era già tardi”. La sua storia è diventata il simbolo di tutte le madri e i padri che si battono per riavere i propri cari e che chiedono maggiore prontezza e strumenti efficaci nelle prime ore cruciali successive a una scomparsa.

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Ultimo Aggiornamento: 08/11/2025 14:18

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