
La luce fioca di un ambiente non sterile, l’odore penetrante di disinfettanti mescolato a un senso di precarietà: era in questo contesto anomalo che si consumavano delicate procedure mediche. Per molte famiglie, spinte da esigenze culturali e rituali, quello che sembrava un ambulatorio era l’unica via per un intervento chirurgico sui propri figli. I bambini, spesso terrorizzati, venivano adagiati su un lettino, forse assicurati con cinghie contenitrici, prima che il medico iniziasse l’atto.
Quel che i genitori non sapevano era che le procedure erano estremamente rischiose, le pratiche inadeguate e l’assistenza affidata a mani prive di qualifica. Purtroppo, la precarietà di questo sistema clandestino non tardava a manifestarsi: il pianto disperato di un bambino, una reazione avversa a una dose eccessiva di farmaci sedativi, e la corsa d’urgenza verso un vero ospedale. Dietro l’apparente normalità di un medico di famiglia, si nascondeva una catena di gravi violazioni che metteva a repentaglio la vita dei piccoli pazienti.
Le gravi accuse e l’ordinanza di custodia cautelare
Un caso di presunta malasanità e di esercizio abusivo della professione è emerso con forza, portando all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un medico di medicina generale operante in una provincia del nord Italia. Il professionista è accusato di aver eseguito interventi chirurgici di circoncisione per motivi culturali-rituali su bambini, in un contesto operativo e igienico-sanitario assolutamente inadeguato e privo di qualsiasi autorizzazione.
Le indagini, condotte dai carabinieri del Nas e coordinate dalla procura distrettuale locale, hanno rivelato una pratica illecita e estremamente rischiosa per la salute dei minori, con un numero stimato di almeno 40 bambini sottoposti a tali procedure a partire dal 2022. La gravità della situazione non risiede solo nella mancanza di autorizzazione dell’ambulatorio, ma anche nelle critiche condizioni igieniche e nelle procedure mediche adottate, che in alcuni casi hanno avuto conseguenze drammatiche per i piccoli pazienti.
L’ambulatorio non autorizzato e le carenze igieniche
L’elemento centrale dell’accusa mossa al medico è l’utilizzo di un proprio ambulatorio per l’esecuzione di questi delicati interventi chirurgici. I militari del Nas hanno categoricamente sostenuto che la struttura non solo era priva della necessaria autorizzazione sanitaria richiesta per interventi di questa natura, ma presentava anche gravi carenze sotto il profilo igienico sanitario.
L’effettuazione di atti chirurgici, specialmente quelli invasivi come la circoncisione, richiede il rispetto di standard rigorosissimi per garantire la sterilità e prevenire infezioni. La documentazione raccolta durante le indagini, culminata con il sequestro preventivo dell’ambulatorio non autorizzato, sembra confermare un quadro di assoluta inidoneità del luogo, sollevando serie preoccupazioni circa la sicurezza e la salute dei minori che vi sono stati operati. L’azione del medico, operando in un contesto non idoneo e lontano dagli standard minimi di sicurezza, ha configurato un rischio concreto e inaccettabile per i piccoli pazienti.
Procedure chirurgiche inadeguate e intossicazioni
Le indagini del Nas hanno fatto emergere un quadro di procedure operatorie definite assolutamente inadeguate. Questa inadeguatezza ha avuto risvolti molto seri sulla salute di alcuni bambini. In diversi casi, l’esito dell’intervento o le modalità con cui è stato eseguito hanno richiesto un trasporto d’urgenza al pronto soccorso ospedaliero. L’episodio più grave riportato riguarda un piccolo paziente che è stato ricoverato in ospedale a causa di una intossicazione da benzodiazepine. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il medico avrebbe somministrato questo farmaco, un potente sedativo, in dose eccessiva con l’intento di calmare il minore durante la procedura chirurgica.
L’uso improprio e il dosaggio scorretto di tali farmaci in un contesto non ospedaliero e con la finalità di gestire l’ansia e il dolore durante un atto chirurgico, sottolineano la pericolosità delle pratiche adottate dal medico e la sua negligenza nell’osservanza delle corrette prassi mediche e farmacologiche. La necessità di ricorrere al pronto soccorso in seguito a queste operazioni evidenzia la precarietà e l’alto rischio insiti nell’attività svolta nell’ambulatorio non autorizzato.
Coinvolgimento dei figli e assenza di titoli abilitativi
Un altro elemento di particolare gravità emerso dalle indagini riguarda il coinvolgimento dei figli del medico nell’assistenza durante gli interventi. Il medico, in diverse occasioni, si faceva coadiuvare dai suoi figli, i quali, come specificato nella nota dei carabinieri del Nas, non avevano mai conseguito alcun titolo abilitativo alla professione infermieristica.
Questo dettaglio introduce il reato di esercizio abusivo della professione. In particolare, il figlio maggiorenne è stato denunciato proprio per essere stato impiegato come infermiere senza possedere il necessario titolo. L’assistenza in un intervento chirurgico, anche se di minore entità, richiede una specifica competenza professionale e il possesso dei titoli abilitativi previsti dalla legge. L’impiego di personale non qualificato in ruoli di assistenza medica aumenta esponenzialmente i rischi per il paziente e costituisce una violazione grave delle normative sanitarie e professionali, compromettendo ulteriormente la sicurezza dell’intero iter operatorio.
L’estensione geografica del fenomeno e i numeri
Le indagini hanno potuto ricostruire che l’attività illecita era in corso dal 2022. L’interesse per l’attività del medico, che offriva circoncisioni per motivi culturali-rituali, non era limitato al territorio di competenza locale. I bambini operati provenivano anche da fuori regione, un dato che suggerisce una certa diffusione della notizia sull’attività del medico e la disponibilità delle famiglie a spostarsi per usufruire di questo servizio, probabilmente a costi inferiori o con tempi più rapidi rispetto alle strutture sanitarie autorizzate. Il numero di almeno 40 bambini sottoposti a circoncisione in poco più di due anni è un dato significativo che testimonia la continuità e la portata del fenomeno investigato, indicando un’attività ben radicata e costante nel tempo, volta a soddisfare una domanda specifica.
A seguito dell’ordinanza di custodia cautelare, i militari hanno proceduto a una serie di perquisizioni che hanno portato al sequestro di materiale probatorio estremamente rilevante all’interno dell’ambulatorio. Tra gli oggetti sequestrati, sono stati rinvenuti un lettino con cinghie contenitrici, uno strumento che solleva ulteriori interrogativi sulle modalità di gestione e contenimento dei minori durante l’operazione. Inoltre, sono stati trovati un bisturi elettrico, confezioni di benzodiazepine, a conferma dell’uso dei sedativi, e una confezione di anestetico locale. La presenza di un biglietto da visita con l’espresso richiamo all’effettuazione di circoncisione e un bollettario di ricevute sanitarie completano il quadro, dimostrando la natura organizzata e la pubblicità dell’attività chirurgica a pagamento. Questo materiale costituisce una solida base probatoria per le accuse mosse dalla procura distrettuale e per il reato di esercizio abusivo della professione.


