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“È disumano, vergognoso”. Disgrazia nell’ospedale italiano, 13 giorni in agonia: lasciata lì a morire

Pubblicato: 08/11/2025 11:11

Una vicenda che sta scuotendo la Sardegna e che riaccende i rifletti sullo stato di emergenza della sanità isolana. Un’anziana di 82 anni è morta all’ospedale Sirai di Carbonia dopo tredici giorni di attesa nel pronto soccorso, in seguito a una frattura del femore, senza essere mai trasferita in reparto. Sul caso è intervenuta la consigliera comunale di Fratelli d’Italia Daniela Garau, che ha presentato un’interpellanza urgente in Consiglio comunale, denunciando una situazione «inaccettabile e inumana».

La denuncia della consigliera comunale

«È inaccettabile e inumano. Pensare di arrivare all’ospedale Sirai con una frattura del femore, permanere nel corridoio e/o astanteria del pronto soccorso per 13 giorni e cessare di vivere lì stesso, senza essere mai stato/a ricoverato/a in alcun reparto specialistico perché non ci sarebbero stati posti letto disponibili quando, in verità, il reparto esiste ma è chiuso inspiegabilmente, anche se dovrebbe essere pienamente operativo (Sirai) e là, invece, dove è aperto e vi sono medici pagati profumatamente (Cto), non si interviene per tutti i casi clinici, merita tutto il nostro sdegno e le prese di posizione più forti». Così ha scritto Garau in un post sui social, chiedendo chiarimenti immediati alle autorità sanitarie.


La consigliera ha raccontato che la donna era rimasta bloccata in pronto soccorso per quasi due settimane, in condizioni di crescente sofferenza, senza ricevere il ricovero necessario per un intervento ortopedico. Una denuncia che ha sollevato indignazione e sconcerto tra i cittadini di Carbonia, già provati dai disservizi della sanità locale.

L’assessorato regionale apre un’indagine

A seguito della segnalazione, l’assessorato alla Sanità della Regione Sardegna ha disposto un’indagine interna, chiedendo alla Asl del Sulcis-Iglesiente una relazione dettagliata sui fatti. Su impulso dell’assessore Armando Bartolazzi, la Regione vuole chiarire «le circostanze che hanno portato al mancato ricovero della paziente in un reparto specialistico» e verificare «i provvedimenti eventualmente adottati per evitare gravi danni alla paziente».
L’assessorato ha inoltre domandato spiegazioni sulle ragioni per cui non sia stata individuata una struttura alternativa – regionale o extraregionale – tramite il coinvolgimento del bed manager e degli uffici competenti. «Una volta acquisite tutte le informazioni – precisa una nota della Regione – procederemo con l’attivazione delle procedure previste per accertare i fatti e individuare eventuali responsabilità».
La morte della donna, avvenuta in un corridoio d’ospedale trasformato in reparto improvvisato, diventa così il simbolo del malfunzionamento di un sistema sanitario in difficoltà cronica.

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