
Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, torna a far parlare di sé con un inatteso colpo di scena. L’ex avvocato di Andrea Sempio, oggi indagato per il delitto, Massimo Lovati, ha deciso di raccontare la sua verità in un’intervista esclusiva a Quarto Grado, condotto da Gianluigi Nuzzi su Rete 4. Dopo essere stato sollevato dal suo incarico, Lovati ha scelto di rivelare dettagli finora rimasti nell’ombra.

Le parole di Lovati su Andrea Sempio
Nonostante la rottura con la famiglia Sempio, Lovati non ha intenzione di chiudere definitivamente quel capitolo. Ha definito la sua esperienza accanto a Sempio, dal 2017 fino a pochi giorni fa, come una «partita sospesa». E aggiunge: «Lo riprenderai a braccia aperte», se mai gli venisse chiesto di tornare nella difesa. Il suo obiettivo oggi è uno solo: fare chiarezza su tutto, soprattutto sulle accuse di presunta corruzione legate al pool di difesa.
Un caso che divide e riaccende i riflettori
Il legale ha voluto chiarire un punto cruciale: la questione dei compensi. Secondo la sua versione, i pagamenti non avvenivano in termini di “visibilità”, come sostenuto dalla famiglia Sempio, ma sempre in contanti. Una ricostruzione che ribalta completamente la narrazione precedente e che aggiunge nuovi elementi a un caso già complesso.

Compensi in contanti e buste misteriose
Lovati ha raccontato nei dettagli come avvenivano i pagamenti: il denaro, consegnato dalla famiglia Sempio, veniva depositato in una busta presso lo studio Soldani, dove lavoravano anche gli avvocati Grassi e Soldani stessi. «Non ho cercato alcuno escamotage», ha spiegato, respingendo ogni accusa di voler evitare il coinvolgimento nel filone d’inchiesta sulla corruzione.
Un appello alla verità
Durante l’intervista, l’avvocato ha lanciato un messaggio diretto ai suoi ex colleghi: «Che dicessero la verità. Perché è inutile nascondersi come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia. Tanto non è che c’è granché, se non hanno fatturato va bene, che problema c’è? Se loro dicessero la verità, loro 15 più 15 più 15 fa 45». Parole che lasciano intendere una cifra ben precisa per il lavoro del team legale.
Il mistero del “pizzino” e le cifre in migliaia di euro
La questione dei compensi si intreccia con un altro elemento inquietante: il cosiddetto pizzino, un foglietto trovato nella casa dei Sempio che riporterebbe cifre espresse in migliaia di euro. Secondo Lovati, quel documento farebbe luce sulle spese sostenute dalla famiglia per la difesa.

Una battaglia per la verità
Lovati ha ricordato un dettaglio preciso: «C’era una colonna di cifre, tutte espresse in migliaia. Fra le quali mi sembra di ricordare che c’erano 6.400 euro, quello che è, della fattura per Garofano». Per lui, dire la verità non è solo una questione personale, ma anche un modo per aiutare Giuseppe Sempio, padre dell’indagato: «Soprattutto per lui: dire la verità mi sembra alleggerisca la sua posizione».
Con queste parole, Massimo Lovati riporta il caso di Garlasco al centro dell’attenzione, spostando il focus dai dettagli dell’omicidio alle presunte irregolarità nelle strategie difensive. Una vicenda che, a distanza di anni, continua a intrecciare giustizia, mistero e verità non ancora del tutto rivelate.


