
Un uomo di 48 anni si è presentato alla stazione dei carabinieri di Napoli Capodimonte dichiarando di essere passato sotto casa dell’ex moglie e di essere pronto a ucciderla se non fosse stato fermato subito. La minaccia esplicita, pronunciata davanti ai militari, ha fatto scattare l’intervento immediato degli investigatori, che hanno contattato la donna e ricostruito un quadro di persecuzione durato due anni. La coppia, separata nel 2023 e con due figli, aveva già attraversato un percorso giudiziario segnato da denunce e richieste di protezione: la vittima aveva modificato orari di lavoro, abitudini e percorsi pur di evitare l’uomo, che non aveva mai accettato la fine della relazione. Gli inquirenti hanno definito la minaccia pronunciata in caserma un elemento aggravante, sufficiente a far scattare misure cautelari immediate.
Negli ultimi mesi, secondo quanto ricostruito dagli accertamenti, l’uomo avrebbe creato diversi account e indirizzi email per inviare minacce di morte non solo alla ex ma anche ai suoi familiari, compresa la sorella e il padre, ritenuti “alleati” della donna nella separazione. Le pressioni sarebbero arrivate anche ai figli, indicati come “colpevoli” di stare dalla parte della madre. La vittima, già esasperata da appostamenti, telefonate e tentativi di contatto continui, aveva sporto denuncia ai carabinieri proprio per ottenere protezione e documentare l’escalation di comportamenti pericolosi.

intervento deciso dei carabinieri
Dopo la segnalazione raccolta in caserma, i militari hanno acquisito la denuncia e gli elementi già presenti agli atti, ricostruendo un quadro di stalking reiterato nel tempo. La minaccia diretta, pronunciata con la consapevolezza di essere fermato, è stata valutata come il segnale di un possibile passaggio all’azione, motivo per cui il 48enne è stato trasferito in carcere in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria. Le contestazioni riguardano minacce aggravate, atti persecutori e utilizzo di identità digitali per molestie, mentre sono in corso ulteriori verifiche sulle comunicazioni inviate dall’uomo attraverso i profili falsi creati negli ultimi due anni.
La vicenda evidenzia ancora una volta la vulnerabilità delle vittime di violenza domestica e la necessità di interventi tempestivi quando la minaccia supera il limite della paura e si trasforma in pericolo concreto. Gli investigatori stanno completando la raccolta degli atti per definire il quadro accusatorio e verificare se esistano ulteriori episodi non ancora denunciati. La tutela della donna e dei suoi familiari resta al centro del procedimento, mentre il caso riapre il tema dell’efficacia delle misure preventive contro la violenza di genere e il peso delle denunce ignorate o sottovalutate.


