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Meloni chiude alla patrimoniale: “Mai con la destra al governo”

Pubblicato: 08/11/2025 11:53

Il dibattito sulla reintroduzione di una patrimoniale in Italia è tornato prepotentemente al centro della scena politica, innescando una discussione che vede contrapposte le dichiarazioni della maggioranza di governo e i risultati sorprendenti di un sondaggio sull’opinione pubblica.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito una ferma opposizione a qualsiasi ipotesi di introduzione di imposte sui patrimoni, definendole una proposta ciclica della sinistra destinata a non concretizzarsi con un esecutivo di centrodestra. Questa posizione netta si scontra tuttavia con un quadro emerso da una recente indagine demoscopica, che rivela un consenso estremamente ampio, trasversale a tutti gli schieramenti politici, a favore dell’introduzione di una tassa sui super patrimoni.

La posizione del governo e le riserve di Meloni

La dichiarazione di Giorgia Meloni sui social network ha voluto rassicurare la propria base elettorale e il ceto medio produttivo, tradizionalmente restio a misure di questo tipo. Il messaggio è chiaro: l’attuale governo di destra rappresenta un baluardo contro l’introduzione di qualsiasi forma di patrimoniale. Questa presa di posizione si inserisce in una più ampia visione economica che privilegia la riduzione del carico fiscale e la crescita attraverso il sostegno all’impresa e al lavoro, piuttosto che la redistribuzione forzata della ricchezza attraverso nuove imposte. La certezza espressa dalla presidente del Consiglio sulla non attuazione di tali misure riflette una linea politica consolidata del centrodestra italiano, che considera la patrimoniale un disincentivo all’accumulo e all’investimento. La sua enfasi sul “mai la luce” per queste proposte sottolinea la distanza ideologica che separa la maggioranza dalle storiche istanze della sinistra in materia fiscale.

Il consenso inatteso degli italiani sulla ‘Mamdani tax’

A dispetto delle dichiarazioni governative, un sondaggio condotto da Izi, presentato nel corso della trasmissione L’Aria che Tira su La 7, ha rivelato un orientamento dell’opinione pubblica che smentisce la percezione di un’opposizione generalizzata alla tassazione delle grandi ricchezze. Secondo l’indagine, una stragrande maggioranza degli italiani, quasi l’84%, si è espressa favorevolmente all’introduzione di un’imposta sui super patrimoni, specificamente quelli oltre i 10 milioni di euro, da applicarsi in forma di una tantum. Questo risultato è eccezionale per la sua ampiezza e per il suo carattere bipartisan. La cosiddetta “Mamdani tax“, nome informale dato a questa proposta di redistribuzione, raccoglie consensi ben oltre i confini ideologici tradizionali.

La trasversalità del sì alla tassa sui super ricchi

L’analisi del voto del sondaggio Izi è ancora più rivelatrice, evidenziando una convergenza di vedute sorprendente tra gli elettori. Nonostante le rassicurazioni di Meloni, anche tra coloro che si riconoscono nei partiti di governo, ben l’81,4% si è dichiarato favorevole alla patrimoniale sui super ricchi. Un dato che si discosta solo leggermente dal netto favore espresso dagli elettori dei partiti di centrosinistra (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), dove la percentuale di favorevoli sale all’84,5%. Questa vicinanza percentuale tra i due blocchi elettorali dimostra che il desiderio di una maggiore equità fiscale e di un contributo straordinario da parte delle fasce più abbienti della popolazione è un sentimento profondamente radicato nella società italiana, superando le divisioni politiche.

La spinta della sinistra per l’intervento immediato

Di fronte a questi dati, le forze di centrosinistra hanno colto l’occasione per incalzare il governo. Nicola Fratoianni di Avs ha sottolineato l’ampia base di consenso, evidenziando che una tale tassa si rivolgerebbe a un settore limitatissimo della popolazione, con benefici evidenti per molti, e ha interrogato direttamente Meloni e Tajani sulla possibilità di accogliere tali proposte. Anche Roberto Morassut del Partito Democratico ha rilanciato la misura, definendola riformista e non radicale, un contributo solidale necessario per affrontare la crescente ingiustizia sociale. Morassut ha inoltre evidenziato la possibilità di un intervento immediato sulla fiscalità urbana, proponendo di graduare il prelievo degli oneri di urbanizzazione in base al profitto generato dalla rendita immobiliare. In questo specifico ambito, l’Italia è stata descritta come la “Cenerentola d’Europa“, con un prelievo medio di appena il 2% del valore aggiunto delle trasformazioni urbane, a fronte di percentuali europee che oscillano tra il 20% e il 50%.

Le riserve del Movimento 5 Stelle sulla super patrimoniale

Nonostante l’ampio consenso popolare e la spinta delle altre forze di centrosinistra, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha espresso una posizione più cauta e sfumata sulla super patrimoniale. Pur riconoscendo che la misura è stata oggetto di valutazione in passato, Conte ha affermato che non la considera risolutiva per affrontare le emergenze immediate del Paese: imprese, famiglie e sicurezza. Secondo il leader M5S, i proventi derivanti da una tassa sui grandi patrimoni non sarebbero sufficienti a fornire le grosse risorse necessarie per far fronte alle attuali crisi. Questa posizione del Movimento 5 Stelle introduce un elemento di divisione all’interno del fronte progressista, suggerendo la necessità di concentrare gli sforzi su altre misure nella legge di Bilancio per un impatto più immediato e sostanziale sulle categorie più colpite.

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Ultimo Aggiornamento: 08/11/2025 14:50

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