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Matteo Bassetti premiato dal governo dopo aver attaccato l’annullamento delle multe ai no vax

Pubblicato: 08/11/2025 13:58

Come riporta La Verità, il governo ha affidato un nuovo incarico a Matteo Bassetti, riaprendo un fronte politico che sembrava archiviato: lo stesso infettivologo che nei mesi scorsi aveva criticato l’annullamento delle multe ai no vax viene ora chiamato a guidare un gruppo che peserà sulla distribuzione dei fondi per la ricerca, in raccordo con il ministero dell’Università di Anna Maria Bernini. Non è una consulenza simbolica, ma un tassello nella macchina delle nomine che contano: la promozione di una figura che ha difeso la linea della responsabilità durante la pandemia mentre la maggioranza sceglieva la strada del condono sulle sanzioni. Il messaggio politico è doppio e spigoloso: si premia un protagonista del fronte pro-vaccino e, nello stesso tempo, si rafforza il controllo sui gangli che decidono chi e cosa finanziare, in un settore dove il confine tra autonomia accademica e indirizzo politico è sottile.

La scelta non nasce nel vuoto: negli ultimi mesi il nome di Bassetti è tornato più volte al centro del dibattito per la sua posizione netta contro la cancellazione delle sanzioni ai non vaccinati, giudicata un torto a chi ha rispettato regole e sacrifici. Oggi quello stesso profilo viene incardinato in una funzione che richiede equilibrio, trasparenza e rigore procedurale nella gestione dei bandi. Il cortocircuito è evidente e, per molti, persino voluto: l’esecutivo che ha chiuso la stagione delle multe affida un ruolo strategico a chi quell’annullamento lo ha contestato. È qui che la partita esce dalla cronaca sanitaria ed entra nella politica delle nomine, dove ogni pedina sposta potere e narrazione.

Nomine e coerenza

Il governo rivendica il merito e la competenza, ma la prassi racconta un’altra metà della storia: incarichi chiave assegnati a figure fortemente riconoscibili, capaci di orientare l’ecosistema universitario e gli enti di ricerca. Bassetti porta in dote notorietà e un curriculum clinico, ma soprattutto un segnale: la stagione dell’equidistanza è finita, si premiano gli schieramenti che hanno tenuto il punto sul vaccino e sulla disciplina pubblica. È una scommessa politica prima ancora che amministrativa, perché sposta l’asse dal pluralismo dei profili alla forza di una linea identitaria. E la coerenza, in questo schema, diventa un test per tutti: per chi nomina, che deve spiegare come concilia la propria clemenza verso i no vax con la promozione di chi ne ha criticato il condono; e per chi è nominato, chiamato a trasformare la durezza delle polemiche in neutralità istituzionale quando si decide a chi vanno risorse e opportunità.

Commissione Covid e metodo

Sul fondo resta l’ombra lunga della Commissione Covid, il luogo che dovrebbe ricomporre il quadro degli errori e delle responsabilità. L’inserimento di Matteo Bassetti in un ingranaggio così sensibile verrà letto come un passo di rigore o come l’ennesima tappa di una strategia di occupazione? La domanda è legittima perché il metodo rimane lo stesso: centralizzare, accentrare, personalizzare. Se l’obiettivo è riallineare scienza e istituzioni, il passaggio obbligato è uno solo: criteri chiari, valutazioni pubbliche, tracciabilità delle decisioni, così da togliere ossigeno al sospetto che la rete delle nomine conti più dei progetti. Fino a quando questo non accadrà, il rischio è che la discussione si fermi al personaggio, mentre i laboratori attendono bandi tempestivi e i ricercatori chiedono una rotta che non cambi con il vento della polemica. In mezzo, il paradosso politico che questo caso cristallizza: premiare chi ha difeso le regole dopo aver perdonato chi le ha ignorate.

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