
L’ex magnate del petrolio Mikhail Khodorkovsky, tra i più noti oppositori del Cremlino, ha messo in guardia l’Europa invitandola a prepararsi a un confronto prolungato con la Russia, indipendentemente dall’esito della guerra in Ucraina.
“Dovremmo aspettarci una sorta di Guerra Fredda che durerà almeno dieci anni”, ha dichiarato durante un incontro privato a Bruxelles con la giornalista Eva Hartog di Politico. Secondo Khodorkovsky, oggi in esilio a Londra, l’unico vero deterrente contro eventuali aggressioni russe verso l’Occidente sarà la percezione da parte del presidente Vladimir Putin che l’Europa e la NATO rappresentino una minaccia militare credibile.
Russia-Ue oggi, il parallelo con la Guerra Fredda
Durante la Guerra Fredda, durata quasi mezzo secolo, l’Unione Sovietica e l’Occidente si sfidarono su più fronti senza arrivare a un conflitto diretto, mantenendo un equilibrio basato sulla deterrenza nucleare. Oggi, osservano analisti e funzionari NATO, Mosca starebbe rilanciando una politica di logoramento, fondata su strumenti di guerra ibrida per destabilizzare l’Europa e alimentare le divisioni interne.
Khodorkovsky, ex proprietario del colosso petrolifero Yukos e un tempo l’uomo più ricco della Russia, ha espresso scetticismo sull’efficacia delle sanzioni occidentali, giudicandole insufficienti a cambiare la strategia del Cremlino. “Stanno creando una certa pressione sull’economia russa, ma niente di drammatico”, ha affermato.
Le limitazioni della guerra dei droni
Anche la campagna di droni ucraini contro le infrastrutture energetiche russe, secondo Khodorkovsky, non sarebbe in grado di compromettere seriamente la macchina bellica di Putin.
“Anche il drone più potente, persino un missile Tomahawk, può colpire al massimo due ettari. Un impianto tipico in Siberia si estende su 1.500 ettari. I danni sono paragonabili a pestare un piede a qualcuno”, ha spiegato.
A suo avviso, l’unica finestra per indebolire il potere di Putin si era aperta nei primi due anni dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina, qualora la Russia avesse subito una sconfitta militare decisiva. “Quella possibilità ormai si è chiusa”, ha detto.
Poi, con ironia, ha aggiunto: “Abbiamo una tradizione in Russia secondo cui i nostri dittatori tendono a scomparire tra i 70 e gli 80 anni”. Putin ha compiuto 73 anni lo scorso ottobre.

Le nuove accuse del Cremlino
Il mese scorso, le autorità russe hanno aperto un nuovo procedimento penale contro Khodorkovsky, accusandolo di guidare un’“organizzazione terroristica” e di pianificare una presa di potere violenta con il sostegno di milizie ucraine.
Il Servizio di sicurezza federale (FSB) ha elencato altre 22 persone legate al Comitato russo contro la guerra, il movimento di opposizione in esilio fondato dall’ex oligarca.
Tra i nomi figurano ex detenuti politici, accademici e imprenditori. Molti vivono già all’estero, ma segnalano difficoltà con le banche europee e timori di estradizione a causa delle accuse di terrorismo.
Il segnale politico dietro le accuse agli oppositori in Russia
Per Khodorkovsky, la mossa del Cremlino è una reazione diretta all’iniziativa del Consiglio d’Europa, che due settimane prima aveva annunciato la creazione di una piattaforma di dialogo con le forze democratiche russe.
“La risposta di Putin dimostra quanto sia preoccupato all’idea che l’opposizione possa ottenere legittimità, anche solo simbolicamente”, ha dichiarato a Bruxelles.
L’ex imprenditore conosce bene la repressione del potere: trascorse dieci anni in una colonia penale siberiana prima di essere graziato nel 2013. Il suo caso, ufficialmente legato a reati fiscali e alla dissoluzione della Yukos, fu interpretato da molti come un avvertimento politico ai potenziali critici di Putin.
“Il futuro è reale quanto il presente”
Oggi Khodorkovsky afferma di essere fiducioso in un ritorno a una Russia post-Putin, pur riconoscendo che serviranno decenni per superare la “narrazione imperialista” che alimenta il nazionalismo e la percezione di accerchiamento del Paese.
“La mia generazione non vivrà abbastanza per vedere una società russa normale”, ha dichiarato a Politico.
Quando gli è stato chiesto se trovi scoraggiante questa prospettiva, ha risposto con un sorriso:
“Quando lavori nell’industria pesante, ti abitui ad avviare processi che dureranno più a lungo di te. Dall’esplorazione di un giacimento petrolifero alla produzione possono passare 15 anni o più.
Per me il futuro è reale quanto il presente, ed è ciò che mi motiva.”


