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Rugby, impresa dell’Italia contro l’Australia: 26-19 nel test match a Udine

Pubblicato: 08/11/2025 21:38

L’Italrugby si prende una notte storica e lo fa a modo suo, con la miscela più sorprendente del suo repertorio: disciplina, fantasia latina, difesa feroce e un pizzico di sfrontatezza. A Udine, davanti a uno stadio in delirio, gli azzurri battono l’Australia 26-19 nel primo appuntamento della Quilter Nations Series, firmando una delle vittorie più pesanti della storia recente. È una partita di trincea e invenzione, in cui la squadra di Gonzalo Quesada dimostra di avere struttura, consapevolezza e una maturità che va oltre il risultato. L’Italia non subisce: costruisce, reagisce, punisce e chiude i conti con una prova collettiva che riscrive la percezione di ciò che questa nazionale può essere.

È il giorno anche di Paolo Garbisi, glaciale dalla piazzola (6/6, 16 punti), dominante nel ritmo mentale della gara, resistente nel corpo quando il contatto diventa rissa autorizzata. Ma sarebbe ingiusto racchiudere il trionfo in un solo volto: la terza linea guidata da Zuliani e Vintcent divora lavoro sporco, la mediana non sbaglia una scelta, la squadra difende ogni centimetro come fosse l’ultimo. E la gestione emotiva del gruppo – nei momenti di rimonta, dopo gli episodi arbitrali, nella superiorità numerica – racconta un salto di qualità che vale più del punteggio.

Italia in controllo, Wallabies in affanno

L’avvio dice già molto. L’Italia è presente, convinta, mette pressione e si porta sul 6-0 con due piazzati di Garbisi: non è un fuoco di paglia, è la dimostrazione che l’Australia non avrà un pomeriggio comodo. I Wallabies però sono squadra abituata a vivere nella metà campo avversaria e rispondono con due mete pesanti, firmate Faessler e Bell, ribaltando il punteggio. Gli azzurri non sbandano: restano dentro la partita, tengono alta la linea del placcaggio, riducono al minimo gli errori e si tengono in scia con un altro calcio dell’apertura azzurra (9-12). La sensazione è chiara: si può fare.

Nella ripresa arriva il primo snodo: pareggio di Garbisi (12-12), poi l’episodio che incendia lo stadio. Su un pallone perso in avanti dai Wallabies, l’arbitro Brace lascia giocare, Carter Gordon schiaccia e convalida la meta nonostante il TMO. Fischi, incredulità, ma nessun crollo. L’Italia risponde come fanno le squadre vere: va lunga, costruisce, trova la meta di Lynagh – figlio d’arte, madre trevigiana, sangue misto perfetto per questa serata – e cambia l’inerzia.

La sarabanda azzurra e il capolavoro finale

Con Sualii nel sin bin dopo un colpo alla testa di Garbisi, l’Italia vede l’occasione e la azzanna. Azione corale, ritmo feroce, inventiva pura: Menoncello scardina due placcaggi, Capuozzo accende la miccia, Varney guida il traffico e a chiudere, come un manifesto, arriva la meta di Ioane, australiano di nascita, azzurro per fede e sangue freddo. Lo stadio diventa un corpo unico: mancano venti minuti, tutti di pura sopravvivenza.

E lì si vede l’altra Italia, quella che non si sfalda. L’Australia assalta, gli azzurri sporcano ogni breakdown, tolgono aria, metri, certezze. L’ultima palla è il simbolo della partita: Lorenzo Cannone strappa l’ovale dalle mani dei Wallabies e lo stringe come un trofeo. È fatta. Vittoria splendida, concreta, pesantissima anche in chiave ranking mondiale e sorteggi della prossima Coppa del Mondo.

Nel dopo partita, Quesada resta fedele al suo stile: prudente, lucidissimo. “Tutte le vittorie sono belle, ma con avversari così è quasi impossibile essere perfetti. Abbiamo sistemato gli errori in corsa e, con i pochi palloni di qualità, siamo stati chirurgici. Garbisi è il più coraggioso che abbiamo e lo ha dimostrato. Sono fiero di come i ragazzi hanno gestito tutto”.

Non è solo un autunno che inizia bene. È un orizzonte che finalmente si muove.

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