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Sondaggi, chi sarebbe premier se si votasse oggi: i numeri parlano chiaro

Pubblicato: 08/11/2025 09:59

Il nuovo sondaggio Bidimedia riaccende la domanda che attraversa i partiti a due anni dalle elezioni politiche: chi vincerebbe se si votasse oggi e, soprattutto, chi potrebbe guidare il cosiddetto campo largo. La fotografia statistica conferma tre certezze: la tenuta di Fratelli d’Italia sopra la soglia del 29%, la difficoltà del Pd nel ridurre il distacco e la lenta ripresa di Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. Ma il vero dato politico non è nei partiti, bensì nei nomi: tra gli elettori dell’area progressista la leader più indicata per la premiership non è né Conte né Schlein, bensì Silvia Salis, sindaca Pd di Genova, scelta dal 31% del campione come volto ideale della coalizione.

Il sondaggio non modifica la geografia del consenso a destra. FdI resta stabilmente al 29,5%, un dato che sfiora simbolicamente il 30% e certifica il ruolo di partito dominante del sistema. Il Pd segue al 22,2%, in lieve calo ma ancora unico partito sopra il 20%. Subito sotto ricompaiono segnali di risalita: il M5s sale al 12,5% e Avs al 6,9%, due numeri che non cambiano i rapporti di forza ma mostrano che l’elettorato di sinistra diffusa non è evaporato, si è solo disperso. Nel centrodestra, invece, lo scenario è immobile: Lega all’8,1%, Forza Italia all’8,3%, Noi Moderati sotto l’1%. È la conferma di una coalizione costruita attorno a un’unica forza trainante, con gli alleati ridotti a ruoli ancillari.

Il ritorno dei piccoli partiti

I numeri del centro politico confermano la crisi strutturale dell’area riformista. Casa Riformista di Matteo Renzi con Italia Viva si ferma al 2,3%, Azione al 2,8%, +Europa all’1,1%. Sono percentuali che non pesano né come ago della bilancia né come alternativa. La galassia dei micro-partiti – da Potere al Popolo a Rifondazione – resta confinata sotto l’1%, dimostrando che l’atomizzazione produce presenza mediatica ma non rilevanza elettorale.

Il nodo della leadership progressista

Il dato più politico del sondaggio non riguarda i voti, ma il volto. Tra gli elettori del centrosinistra, il 31% indicherebbe Silvia Salis come leader ideale del campo largo. Subito dietro Giuseppe Conte al 30% e Elly Schlein al 27%. Il sorpasso, pur minimo, è simbolico: in un’area logorata da personalismi e da conflitti di linea, emerge il profilo amministrativo, percepito come nuovo e non logorato dal circuito nazionale. Molto distanti Maurizio Landini (7%) e Gaetano Manfredi (5%), segno che il richiamo sindacale o civico non basta a colmare il vuoto di rappresentanza.

Il risultato mette a nudo un paradosso: la destra ha una struttura, un racconto e una guida riconosciuta; la sinistra ha un elettorato potenzialmente maggioritario, ma diviso in liste e in identità. Se oggi si votasse, la premier sarebbe ancora Giorgia Meloni non solo perché la destra è più forte, ma perché la sinistra è più incerta su chi la debba rappresentare. Il sondaggio non misura solo percentuali: misura la distanza tra un blocco politico definito e uno che, ancora, discute di sé.

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Ultimo Aggiornamento: 08/11/2025 10:00

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