
Tornano a soffiare i venti della Guerra Fredda, questa volta sotto forma di minacce legate ai test nucleari. Dopo le recenti accuse dell’amministrazione Trump, che ha ipotizzato una ripresa delle sperimentazioni atomiche sostenendo che Russia e Cina continuerebbero segretamente i collaudi, dal Cremlino è arrivata una risposta dura. Il portavoce Dmitry Peskov ha smentito ogni attività in corso e ribadito che il presidente Vladimir Putin non ha impartito alcun ordine in tal senso, ma ha anche precisato che Mosca “agirà di conseguenza se altri Paesi ricominceranno i test”.
A rilanciare la tensione è stato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, che in un’intervista all’agenzia Tass ha ricordato l’offerta di prorogare per un anno l’accordo New Start, l’intesa che limita le testate nucleari strategiche e che scadrà a febbraio. Lavrov ha però denunciato l’assenza di una risposta sostanziale da parte di Washington, sottolineando come la Russia resti vincolata agli impegni internazionali “solo a condizione che anche l’altra parte li rispetti”.

“Aderiremo alle restrizioni volontarie solo se e finché anche gli Stati Uniti lo faranno”, ha dichiarato il ministro, aggiungendo che eventuali domande o dubbi potrebbero essere affrontati attraverso i canali diplomatici. Un messaggio che suona come un chiaro monito, mentre i rapporti tra Mosca e Washington si fanno sempre più tesi sul fronte della sicurezza strategica.
Il dialogo ancora possibile ma fragile
Nonostante le parole ferme, Lavrov ha lasciato uno spiraglio alla diplomazia, spiegando che la Russia non intende “convincere nessuno”, ma spera che la proposta venga valutata nell’interesse comune e della comunità internazionale. “Siamo preparati a qualsiasi sviluppo – ha detto – ma confidiamo che l’esito possa essere positivo”.
Il clima rimane comunque carico di diffidenza: la possibilità che entrambe le potenze tornino a effettuare test nucleari riapre scenari che il mondo sperava di aver lasciato nel passato. Un passo indietro che metterebbe in discussione decenni di trattati sul disarmo e che rischierebbe di alimentare una nuova, pericolosa corsa agli armamenti.


