
Negli ultimi mesi si è tornati a parlare con insistenza del cosiddetto “Sistema Pavia”, un’indagine che sta scuotendo gli ambienti giudiziari. L’ex procuratore aggiunto Mario Venditti sta valutando se denunciare i pm di Pavia che lo hanno indagato per presunta corruzione per la vecchia archiviazione di Andrea Sempio nella prima indagine a carico del giovane, ora accusato sempre a Pavia dell’omicidio di Chiara Poggi.
L’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Pavia” si arricchisce di un nuovo capitolo e di un nome che potrebbe rivelarsi chiave per comprendere fino in fondo i rapporti tra affari e magistratura. Si tratta di Cristiano D’Arena, imprenditore ben noto nell’ambiente giudiziario pavese, ora formalmente indagato dai pm di Brescia nell’ambito del filone che da mesi sta scuotendo uno dei tribunali più discussi della Lombardia. L’accusa, ancora da definire nei dettagli, riguarderebbe presunti favori concessi a esponenti della magistratura locale, in un intreccio che avrebbe mescolato affari privati e incarichi istituzionali.

Sistema Pavia, c’è un nuovo indagato: è l’imprenditore Cristiano D’Arena
Secondo quanto riferisce oggi «La Provincia Pavese», D’Arena è titolare della Esedil, azienda che per anni ha curato le intercettazioni per la procura di Pavia, e contemporaneamente a capo della Cr Service, società che forniva le vetture utilizzate per le indagini giudiziarie. Un doppio ruolo che, alla luce degli sviluppi dell’inchiesta, viene ora passato al setaccio dai magistrati bresciani per verificare eventuali irregolarità o scambi di favori.
Il nome dell’imprenditore si aggiunge a quelli di Mario Venditti, ex procuratore aggiunto di Pavia, e Paolo Mazza, già pm nello stesso ufficio e oggi in servizio a Milano, entrambi coinvolti nella stessa indagine. I due magistrati sono accusati, a vario titolo, di aver intrattenuto rapporti opachi con professionisti e imprenditori del territorio, in un sistema che secondo l’ipotesi accusatoria avrebbe alterato l’equilibrio di imparzialità della procura pavese.

Proprio un mese fa, gli uomini della Guardia di Finanza avevano effettuato una perquisizione nell’abitazione e negli uffici di D’Arena, sequestrando telefoni cellulari e computer per analizzare contatti, comunicazioni e movimenti sospetti. Un lavoro investigativo che si inserisce nel più ampio mosaico del “Sistema Pavia”, un’indagine che non riguarda solo le presunte relazioni personali tra magistrati e imprenditori, ma anche il possibile uso improprio di risorse pubbliche e incarichi professionali.
Dal canto suo, il difensore di D’Arena ha voluto chiarire la posizione del suo assistito, sostenendo che «nessuna auto è stata venduta sotto prezzo» e che «i pranzi al ristorante dell’imprenditore sono sempre stati pagati dai magistrati».


Parole che cercano di ridimensionare il quadro accusatorio e di restituire un’immagine di correttezza commerciale e personale, in attesa che le indagini chiariscano la reale portata dei rapporti contestati.
La vicenda, tuttavia, si inserisce in un contesto più ampio, quello di un’inchiesta che ha già provocato un terremoto giudiziario e mediatico, e che potrebbe ora allargarsi ulteriormente, coinvolgendo altre figure di rilievo del panorama pavese. Gli inquirenti bresciani continuano a lavorare nel massimo riserbo, ma l’impressione è che il “Sistema Pavia” abbia ancora molti segreti da svelare.


