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La Lega fa marcia indietro sull’educazione sessuale a scuola. Cosa cambia davvero

Pubblicato: 10/11/2025 16:46

Il dibattito sull’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole italiane si è infiammato a seguito della presentazione di un disegno di legge che prevede il consenso informato dei genitori. L’iniziativa, promossa dalla Lega, ha subito una correzione parziale rispetto al testo iniziale, ma continua a suscitare forti polemiche tra le opposizioni e le associazioni. La modifica più significativa riguarda le scuole medie, dove il divieto iniziale è caduto, permettendo l’inclusione dell’educazione sessuo-affettiva con il meccanismo del consenso genitoriale, già previsto per le scuole superiori.

La correzione della Lega e la sua motivazione

La Lega ha depositato un nuovo emendamento che corregge parzialmente la sua precedente proposta in merito all’educazione sessuo-affettiva nelle scuole. Il testo originario del disegno di legge, approvato in commissione e che aveva come prima firmataria Giorgia Latini, prevedeva un divieto per le scuole medie. Con il nuovo emendamento, firmato ancora da Latini, questo divieto è stato rimosso, consentendo l’introduzione della materia anche in questo ciclo scolastico.

La condizione fondamentale rimane il consenso informato dei genitori, ai quali deve essere fornita una conoscenza preventiva dei temi e dei materiali che verranno utilizzati. Solo gli alunni con l’assenso dei familiari potranno partecipare alle lezioni. Nonostante la modifica, il divieto è stato mantenuto per la scuola dell’infanzia ed elementare, in coerenza con le “indicazioni nazionali”. Secondo il relatore leghista Rossano Sasso, l’obiettivo di questa parziale marcia indietro è “fare chiarezza” e contrastare la “strumentalizzazione in atto“, ribadendo che l’intenzione non è vietare il dialogo su affetto e rispetto in classe.

L’ira e le accuse delle opposizioni

Alla Camera, dove è iniziata la discussione del disegno di legge “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”, le opposizioni hanno espresso una ferma contrarietà, definendo il testo irricevibile e scatenando una vera e propria battaglia politica. Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura, critica il provvedimento perché “mina il dialogo educativo“, “limita l’autonomia scolastica” e nega strumenti fondamentali ai ragazzi per la comprensione di sé e degli altri. La senatrice dem Cecilia D’Elia sostiene che l’educazione all’affettività e alla sessualità sia un diritto fondamentale riconosciuto dalla Convenzione dell’infanzia e dell’adolescenza, essenziale per un sereno sviluppo psicofisico, e non una “materia accessoria”.

La senatrice accusa inoltre di avere un’idea regressiva e oscurantista della scuola chi vuole ridurla a una materia da vietare o sottoporre a un controllo rafforzato delle famiglie, sottolineando l’importanza di una formazione adeguata per gli insegnanti. Simili sono le critiche di Elisabetta Piccolotti di Avs, che definisce il ddl Valditara come “oscurantista e puramente ideologico” e un atto che nega le evidenze scientifiche. Piccolotti vede nel concetto di “consenso informato” uno strumento “antiscientifico e anticostituzionale” che permette ai genitori di negare un diritto individuale ai propri figli, condizionati da limiti culturali o pregiudizi religiosi.

Le criticità del consenso informato

Il campo largo delle opposizioni si è detto concorde nel criticare aspramente l’approccio del consenso informato. Stefania Ascari del Movimento Cinque Stelle accusa la maggioranza di chiamare il disegno di legge “patto educativo” quando in realtà è solo censura. L’aspetto più preoccupante, secondo la deputata, è la divisione delle classi: gli alunni i cui genitori negano il permesso saranno costretti a uscire, creando una scissione e trasformando un diritto in un privilegio per coloro che hanno “famiglie illuminate”.

Questo approccio, sempre secondo Ascari, crea una scuola che ha paura e che, nel silenzio, favorisce la crescita della violenza. A sostegno del consenso informato, sono state consegnate alla Camera 50mila firme raccolte dagli ultraconservatori di ProVita&Famiglia. I detrattori del consenso, tuttavia, non si limitano a paventare la disparità tra gli alunni, ma ricordano anche che le scuole non agiscono già in autonomia: i progetti annuali devono essere informati e approvati dai Consigli di istituto, organi in cui sono già rappresentati docenti, studenti e, in particolare, i genitori.

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