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Rischia di morire perché non riesce a prenotare una visita medica: succede in Italia, assurdo

Pubblicato: 10/11/2025 11:22

Ci sono giorni in cui ogni ora sembra scorrere più lentamente, dove il tempo stesso diventa un nemico. Le lancette dell’orologio scandiscono minuti che pesano come ore, e ogni suono, ogni campanello che suona, fa correre il cuore più velocemente. In certi momenti, anche la quotidianità più semplice diventa un percorso ad ostacoli: un caffè preparato distrattamente, una chiamata persa, un messaggio che rimane senza risposta.

Per chi vive con la consapevolezza di un rischio costante, ogni attesa può trasformarsi in una piccola tortura quotidiana. La mente corre avanti, immaginando scenari peggiori, e il corpo reagisce con tensione e ansia. Ogni notte diventa un banco di prova, ogni mattina un piccolo traguardo raggiunto solo per il fatto di essere ancora qui.

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Quando la realtà diventa più urgente

Questa è la storia di Denise, 36 anni, residente a Novara, che da settimane si trova a combattere contro l’impossibilità di accedere a una visita urgente nonostante un quadro clinico estremamente delicato. La donna convive con una malattia rara che provoca improvvise perdite di equilibrio, gonfiore al volto e al collo e un costante rischio di embolia polmonare. Un monitoraggio notturno sarebbe indispensabile, ma il sistema sanitario pubblico continua a non garantirle le cure necessarie.

“È da quasi due mesi che ci provo, ma non trovo mai posto”, racconta Denise, descrivendo con lucidità e preoccupazione le difficoltà quotidiane. La frustrazione cresce quando scopre che la stessa prestazione è disponibile immediatamente a pagamento, mostrando l’ineguaglianza tra pubblico e privato e l’urgenza di interventi concreti nel sistema sanitario.

La contraddizione tra pubblico e privato

Il caso di Denise mette in luce una delle criticità più evidenti della sanità italiana: la disparità di accesso alle cure. Prestazioni urgenti, fondamentali per chi rischia gravi complicazioni, diventano spesso un privilegio per chi può permettersi di pagare, mentre chi si affida al sistema pubblico è costretto ad attendere.

Ogni giorno senza monitoraggio aumenta il rischio per la salute, e l’attesa diventa un peso psicologico enorme. “Quando ti dicono che ogni notte potresti morire, come fai ad andare a dormire la sera?”, confida Denise, rivelando quanto il disagio mentale possa pesare quanto quello fisico.

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L’urgenza di riforme mirate

La vicenda evidenzia la necessità di una revisione urgente dei sistemi di prenotazione e delle disponibilità per le prestazioni sanitarie critiche. Garantire accesso immediato a chi si trova in condizioni di rischio non è solo una questione organizzativa, ma un diritto fondamentale alla salute, che non può dipendere dalla capacità economica del paziente.

Il caso di Denise a Novara diventa così un simbolo della fragilità del sistema sanitario di fronte a patologie rare e situazioni di emergenza, e un richiamo forte a interventi concreti per ridurre il divario tra pubblico e privato, proteggendo chi rischia ogni giorno la propria vita.

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Ultimo Aggiornamento: 10/11/2025 11:23

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