
In un momento storico in cui il dibattito politico appare sempre più frammentato e polarizzato, il concetto di identità diventa centrale per chi milita all’interno di un partito. La capacità di bilanciare le convinzioni personali con le regole comuni richiede disciplina, esperienza e una certa consapevolezza storica. Spesso, i dirigenti si trovano a navigare tra pressioni interne e aspettative esterne, cercando di preservare ciò che rappresenta la loro forza politica senza rinunciare a valori fondamentali condivisi.
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Il rispetto delle regole interne e la fedeltà a uno statuto definito diventano strumenti essenziali per garantire coesione e stabilità. Ma accanto a questo aspetto tecnico, la politica si intreccia con questioni etiche e morali, che richiamano la memoria collettiva e la responsabilità di ogni singolo membro nel non dimenticare gli errori del passato.
La Lega e il ruolo dei militanti
A fare luce su questo delicato equilibrio è stato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, intervenuto a ‘24 Mattino’ su Radio 24. Commentando la posizione del vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, Zaia ha sottolineato come ogni membro del partito debba rispettare le regole e lo statuto. “Vannacci per me è uno dei tanti che ha la tessera, ha uno statuto in mano e sa che funziona così, le regole sono chiare per tutti, come lo sono per me lo sono anche per lui”, ha affermato il governatore.
Zaia ha poi rimarcato l’importanza di preservare l’identità della Lega: “Tutti noi militanti rispettiamo le regole del partito e facciamo i militanti. L’identità è fondamentale, dobbiamo preservare l’identità della Lega: pensare al popolo, essere liberali, progressisti, autonomisti. Ho vissuto momenti migliori in Lega e anche peggiori, ma ne ho visti così in tutti i partiti della scena politica di questo Paese”.
Matteo Salvini è intervenuto sul punto: “Io la storia l’ho studiata all’università, però il fascismo è stato archiviato e sconfitto dalla storia, quindi il dibattito storiografico lo lascio agli storici, onestamente con tutto l’amore per il mio passato, ma penso al futuro”.

La memoria storica e le leggi razziali
Il tema della responsabilità e della memoria storica è tornato di attualità a causa di un post sui social pubblicato da Vannacci, in cui veniva riscritta la storia della marcia su Roma e delle leggi razziali. Su questo punto Zaia ha preso le distanze, sottolineando la gravità del periodo storico in questione.
“Non ho visto il post, non rispondo a una cosa non vista, ma penso che quello delle leggi razziali sia stato uno dei peggiori periodi della storia. Sei milioni di persone, ebrei, zingari, gay, disabili, sono stati mandati al massacro nei campi di concentramento. Noi abbiamo questa piaga delle leggi razziali che non riusciremo mai a cancellare”, ha dichiarato Zaia, ribadendo il valore della memoria e della consapevolezza storica anche all’interno del dibattito politico contemporaneo.

Un equilibrio delicato tra presente e passato
Le dichiarazioni del governatore evidenziano come la politica non possa prescindere dal rispetto delle regole interne né dalla consapevolezza delle lezioni del passato. La Lega, come altri partiti, deve confrontarsi con la sfida di mantenere la coesione interna e garantire al tempo stesso una linea etica chiara nei confronti della storia e della società.
Il caso Vannacci ha acceso il dibattito sulla responsabilità individuale dei dirigenti politici, sulla necessità di distinguere opinioni personali da revisionismi storici e sul ruolo dei militanti nel mantenere salda l’identità di un partito. Le parole di Zaia suggeriscono che, anche in momenti di tensione interna, l’attenzione alla storia e la disciplina interna rappresentano strumenti fondamentali per evitare derive pericolose e preservare valori condivisi.


