
La minaccia è invisibile, ma la sua eco può risuonare per il mondo intero. Silenziosamente, un frammento di materiale genetico ha compiuto un lungo viaggio. Questo ospite indesiderato, un virus la cui unica missione è replicarsi, si è insinuato in un ambiente che consideravamo sicuro, un luogo dove la sua presenza era stata bandita da decenni.
La sua scoperta è un monito che si propaga dalle profondità dei sistemi fognari, ricordandoci che la battaglia per l’eradicazione globale non è ancora vinta. È un segnale che, nonostante i successi storici della medicina, la persistenza di sacche endemiche a migliaia di chilometri di distanza può, con la mobilità moderna, riportare indietro l’orologio della sanità pubblica. Non un caso clinico, ma la traccia ambientale di un potenziale contagio: la sentinella chimica che non dorme mai ha rilevato la firma di un nemico che credevamo sconfitto in questa parte del mondo.
Poliomielite, virus trovato nelle acque
Il recente rilevamento di un campione positivo al poliovirus selvaggio (WPV1) nelle acque reflue di Amburgo ha suscitato notevole attenzione in Germania e oltre. Si tratta del primo riscontro di questo tipo da quando è iniziato il monitoraggio ambientale di routine nel 2021, come ha sottolineato in una nota ufficiale il Robert Koch Institute (RKI), la massima autorità tedesca in materia di sanità pubblica e malattie infettive. Il campione incriminato è stato prelevato lo scorso 6 ottobre ed è stato analizzato nell’ambito del progetto di ricerca denominato Pia (Progetto di ricerca sul rilevamento di Poliovirus nelle acque reflue).
Questo evento, sebbene sia un segnale di allerta, non è stato accompagnato, fino ad oggi, da alcun caso clinico o sospetto di poliomielite notificato alle autorità sanitarie tedesche. Il fatto che il virus sia stato individuato solo nel sistema fognario e non in un individuo malato è un elemento cruciale, ma il ritrovamento di un ceppo selvaggio in un paese dichiarato libero dalla polio è di per sé un evento che merita un’analisi approfondita e l’innalzamento del livello di vigilanza.
Il poliovirus selvaggio: una minaccia persistente e globale
Secondo gli esperti del Robert Koch Institute, la scoperta del poliovirus selvaggio nelle acque reflue di Amburgo, pur essendo un evento insolito, non è considerata del tutto inaspettata nel contesto della circolazione virale globale. Attualmente, la circolazione endemica del WPV1 è circoscritta esclusivamente a due paesi: l’Afghanistan e il Pakistan. Tuttavia, la storia recente della sanità pubblica dimostra che il virus può emergere e diffondersi anche al di fuori di queste aree geografiche. Negli ultimi anni, infatti, il WPV1 è stato rilevato in diverse occasioni in campioni ambientali in Iran, con riscontri documentati nel 2019, e, cosa ancora più preoccupante, ha causato casi confermati in paesi africani come il Malawi nel 2021 e il Mozambico nel 2022.
Questi episodi sottolineano in modo inequivocabile la necessità di mantenere un monitoraggio ambientale e clinico estremamente rigoroso a livello internazionale. La presenza del virus nelle fognature di una metropoli europea come Amburgo è un promemoria tangibile che l’eradicazione globale della poliomielite, sebbene vicina, non è ancora stata completamente raggiunta e che la minaccia di reintroduzione del virus persiste finché non sarà sradicato da ogni parte del mondo.
Che cos’è la poliomielite e la sua storia
La poliomielite, più comunemente nota come polio, è una grave malattia infettiva che colpisce in modo specifico il sistema nervoso centrale. Il bersaglio primario dell’infezione sono i neuroni motori localizzati nel midollo spinale, causando potenzialmente paralisi e, nei casi più gravi, anche la morte per compromissione della funzione respiratoria. Le prime descrizioni mediche della malattia risalgono al 1789, ad opera del medico britannico Michael Underwood. Tuttavia, la poliomielite è stata registrata per la prima volta in forma epidemica nell’Europa all’inizio del XIX secolo, diffondendosi poco dopo anche negli Stati Uniti. La sua diffusione raggiunse un picco particolarmente drammatico negli Stati Uniti nel 1952, quando furono registrati oltre 21.000 casi. Anche l’Italia ha sofferto pesantemente l’impatto della malattia, notificando oltre 8.000 casi nel 1958. Grazie all’introduzione e all’efficacia dei vaccini, il panorama epidemiologico è radicalmente cambiato. L’ultimo caso di poliomielite sul territorio americano risale al 1979, mentre in Italia l’ultimo caso autoctono è stato notificato nel lontano 1982. Questo successo storico nel controllo e quasi nell’eradicazione della malattia testimonia il valore insostituibile della prevenzione vaccinale.
Come avviene il contagio e la dinamica di trasmissione
Il contagio del poliovirus avviene primariamente attraverso la via oro-fecale. Questo significa che la trasmissione avviene principalmente per l’ingestione di acqua o cibi contaminati da materiale fecale contenente il virus. Meno frequentemente, ma in modo comunque possibile, la trasmissione può avvenire tramite la saliva e le goccioline emesse da soggetti infetti attraverso colpi di tosse o starnuti. Una volta penetrato nell’organismo, il poliovirus inizia a moltiplicarsi in diverse sedi: nella mucosa oro-faringea, nell’intestino e nei tessuti linfatici immediatamente sottostanti. Il virus può essere escreto con le feci in quantità significative, e ciò può avvenire anche ben prima che i sintomi evidenti della malattia si manifestino nel soggetto infetto. Questo periodo di infezione asintomatica, ma contagiosa, è uno degli aspetti che rende il poliovirus particolarmente insidioso e difficile da contenere. L’essere umano è l’unico serbatoio naturale conosciuto per il virus della poliomielite. Sebbene possa colpire persone di tutte le età, la malattia si manifesta più frequentemente e con maggiore gravità nei bambini sotto i tre anni di età.
Chi è più a rischio e l’importanza dell’immunità
La poliomielite ha una particolare predilezione per i bambini al di sotto dei cinque anni di età, che costituiscono la popolazione più a rischio di sviluppare la malattia nella sua forma paralitica. Tuttavia, è di fondamentale importanza notare che anche individui che sono stati immunizzati possono, in determinate circostanze, venire infettati dal virus. Questi soggetti immunizzati, pur non sviluppando i sintomi clinici della malattia, possono comunque diventare portatori sani e, di conseguenza, trasmettere il virus ad altri soggetti non protetti. Poiché la probabilità che un individuo infettato sviluppi i sintomi chiari e visibili, come la paralisi flaccida, è relativamente ridotta, la catena di trasmissione del virus ha la possibilità di allargarsi in modo rapido e silente. Questo fenomeno è particolarmente amplificato in contesti caratterizzati da misure igieniche inadeguate e da una bassa copertura vaccinale. Attualmente, non esiste alcuna cura specifica che possa debellare il poliovirus una volta che l’infezione ha avuto luogo. I trattamenti disponibili sono puramente sintomatici e possono solo in parte minimizzare gli effetti debilitanti che la malattia può provocare. Data questa realtà clinica, l’unica strategia efficace e definitiva per prevenire le potenziali conseguenze devastanti della poliomielite, in particolare la paralisi permanente, rimane la prevenzione tramite vaccinazione.


