
L’aria si era fatta irrespirabile. Non era solo l’odore metallico del sudore e della paura, ma una tensione greve che aveva covato per ore, da quando un piano disperato era andato in fumo all’alba. All’interno delle mura spesse, il caos eruppe come una ferita purulenta. Il rumore era un misto assordante di urla, vetri infranti e il tonfo sordo di corpi che si scontravano. Uomini in divisa si ritrovarono rapidamente accerchiati, la loro autorità ridotta a brandelli. Un agente, la cui unica colpa era essere lì, si ritrovò a indietreggiare, spinto dalla furia cieca, fino a barricarsi in un piccolo ripostiglio, ascoltando i colpi violenti contro la porta sottile.
Fuori, la struttura veniva sigillata da un cordone di ferro e luci blu lampeggianti: un assedio rovesciato, dove il pericolo non veniva da fuori, ma cresceva inarrestabile all’interno. La situazione richiedeva l’arrivo di rinforzi, uomini pronti a fronteggiare l’inferno in tenuta antisommossa, mentre le ambulanze si allineavano silenziose, aspettando di raccogliere i feriti di questa ennesima, amara battaglia dietro le sbarre.
Il contesto della rivolta e l’assalto agli agenti nel carcere del Bassone
La casa circondariale del Bassone, a Como, è stata teatro di gravi disordini nel tardo pomeriggio di giovedì 13 novembre 2025. Una rivolta di detenuti è esplosa all’interno della struttura, mettendo in grave difficoltà il personale della Polizia Penitenziaria e richiedendo un massiccio intervento delle forze dell’ordine esterne. L’episodio di violenza e insubordinazione, avvenuto in un contesto di crescente preoccupazione per le condizioni degli istituti penitenziari lombardi, ha portato al ferimento di diversi agenti e ha reso necessaria la cintura del carcere con un ingente schieramento di vetture e personale. La scintilla che ha innescato il tumulto sembra essere stata un tentativo di evasione sventato nella mattinata, che ha portato le tensioni latenti a degenerare in scontri fisici e atti di violenza contro il personale di custodia.
Secondo le prime ricostruzioni e quanto dichiarato da Gennarino De Fazio, segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, la situazione è precipitata rapidamente. Il giorno era già stato segnato da un fallito tentativo di fuga, un evento che evidentemente aveva lasciato un clima di forte agitazione e frustrazione tra una parte della popolazione carceraria. Nel pomeriggio, un gruppo di detenuti non meglio specificato avrebbe dato il via alla vera e propria rivolta. La violenza si è manifestata in modo diretto contro gli agenti, con un episodio particolarmente critico che ha visto un poliziotto penitenziario costretto a trovare rifugio in un angusto sgabuzzino per sfuggire all’aggressione e all’assedio di alcuni reclusi. Questo gesto disperato evidenzia la gravità dell’escalation e la situazione di pericolo immediato in cui si è trovato il personale di servizio. Le forze dell’ordine sono state travolte dalla violenza, e il bilancio iniziale ha subito mostrato la necessità di un intervento sanitario urgente.
Tre agenti feriti e soccorsi d’urgenza
L’immediata conseguenza degli scontri è stata il ferimento di tre agenti della Polizia Penitenziaria. La situazione era così grave che ha richiesto l’invio immediato di soccorsi sanitari. Due degli agenti contusi sono stati rapidamente trasferiti all’ospedale di Cantù, fortunatamente in codice verde, indicando ferite non gravi o comunque non immediatamente pericolose per la vita. Tuttavia, un terzo agente ha riportato lesioni di maggiore entità, venendo soccorso in codice rosso. Questo dettaglio sottolinea la violenza e la brutalità degli scontri all’interno del Bassone. Oltre agli agenti, è stato anche riportato che ci sarebbero feriti anche tra i detenuti, anche se la gravità e l’entità delle loro lesioni non sono state immediatamente specificate. I sanitari del 118, dopo aver ottenuto l’accesso, hanno potuto prestare soccorso ai contusi. L’arrivo di sette ambulanze e del personale medico all’esterno della struttura, con la successiva possibilità di ingresso per prestare le prime cure, ha confermato la serietà dell’emergenza sanitaria e la necessità di un intervento rapido per evitare il degenerare delle condizioni fisiche degli aggrediti.
Carcere circondato e arrivo dei rinforzi da Milano
La criticità della situazione ha richiesto l’attivazione di un vasto e complesso dispositivo di sicurezza e contenimento esterno. Le autorità hanno deciso di circondare l’istituto penitenziario con un imponente schieramento di forze dell’ordine. Volanti della polizia e pattuglie dei carabinieri sono confluite sul posto, alcune delle quali provenienti direttamente da Milano e da altre province limitrofe. A rinforzare il contingente sono arrivati anche poliziotti penitenziari in tenuta antisommossa da altri istituti lombardi, pronti ad intervenire per sedare definitivamente la rivolta. Oltre alle forze di polizia, sono stati mobilitati anche i vigili del fuoco, a conferma che la situazione poteva potenzialmente degenerare in ulteriori atti di vandalismo o incendi. La presenza massiccia di veicoli e personale ha reso il carcere del Bassone un vero e proprio fortino assediato nel tardo pomeriggio, con l’obiettivo primario di ripristinare l’ordine e garantire la sicurezza interna ed esterna. L’intervento coordinato delle diverse forze è stato cruciale per evitare che la situazione di insubordinazione si estendesse ulteriormente.
Le voci sindacali: un problema “a monte” e la carenza di personale
La rivolta di Como ha immediatamente riacceso il dibattito sulle condizioni del sistema carcerario e la gestione delle risorse. Domenico Benemia, segretario per la Lombardia della Uilpa Polizia Penitenziaria, ha espresso una forte critica, definendo quanto accaduto come “prevedibile”. Secondo Benemia, il problema non risiede in figure dirigenziali specifiche, come il comandante rimosso di recente, ma è un problema “a monte” del sistema. Le sue parole puntano il dito contro la carenza cronica di personale e la necessità di una gestione diversa delle risorse a livello regionale. Questo grido d’allarme si aggiunge alle crescenti denunce che riguardano diverse carceri della Lombardia, evidenziando una situazione di sovraffollamento, carenze strutturali e, soprattutto, un numero insufficiente di agenti per garantire la sicurezza e la corretta sorveglianza. La questione del carcere del Bassone, che è stato anche oggetto di un’analisi critica per l’assenza del Garante dei detenuti e il rischio di diventare una “dimensione fantasma”, si inserisce in un quadro più ampio di crisi del sistema penitenziario italiano, un sistema che necessita urgentemente di riforme strutturali e di un aumento degli organici. La mancanza di risorse umane e di una gestione ottimale, secondo i sindacati, rende questi episodi di violenza una conseguenza logica e quasi inevitabile delle criticità operative e logistiche del sistema.


