
L’Istat ha pubblicato nuovi dati sull’andamento dei prezzi degli alimentari, confrontando i livelli del 2021 con quelli aggiornati a settembre 2025. Il quadro che emerge evidenzia un incremento costante e significativo, che sta mettendo in difficoltà un numero crescente di famiglie italiane.
L’aumento ha colpito con maggiore intensità alcune categorie di prodotti, rendendo più pesante la spesa quotidiana, soprattutto per i nuclei con redditi medio-bassi e per le famiglie con figli, che dedicano una quota sempre più ampia del budget alle spese per il cibo.
I dati sui prodotti in aumento
Secondo l’Istat, la corsa dei prezzi alimentari è iniziata nella seconda metà del 2021, per poi accelerare tra l’inizio del 2022 e la metà del 2023. Nel complesso, nell’arco di quattro anni, gli alimentari hanno registrato un aumento del 24,9%, con quasi otto punti percentuali in più rispetto ai livelli di partenza.
Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, ha sottolineato come l’inflazione legata alla spesa obbligata continui a superare l’indice generale. A ottobre, mentre l’inflazione mensile scendeva dello 0,3%, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche risultavano in crescita dello 0,2%. Su base annua, l’aumento del 2,7% si traduce, secondo Dona, in un aggravio di circa 250 euro per una coppia con due figli, 219 euro per una coppia con un figlio e 173 euro per una famiglia media.
I rincari sono ancora più evidenti se si osservano i singoli prodotti. In un solo mese, il cioccolato è salito del 2,7%, i gelati del 2,6%, il cacao e il cioccolato in polvere del 2,1%. Su base annua, rispetto a ottobre 2024, il cacao e cioccolato in polvere costa il 21,8% in più, il caffè il 21,1%, il cioccolato il 10,2%.
Aumenti più contenuti, ma comunque significativi, riguardano anche la carne bovina, le uova, il burro, le carni ovine e il pollame, il latte conservato e il riso, confermando un trend generalizzato che interessa quasi tutte le principali categorie della spesa alimentare.
Le motivazioni dietro gli aumenti
L’aumento dei prezzi è il risultato di una combinazione di fattori che, negli ultimi anni, hanno inciso contemporaneamente sulle diverse fasi delle filiere. Da un lato si sono registrate tensioni nella produzione e nella distribuzione, con criticità negli approvvigionamenti e costi crescenti per le materie prime. Dall’altro, una serie di eventi climatici avversi nei principali Paesi esportatori ha compromesso raccolti già fragili, riducendo l’offerta e spingendo ulteriormente i prezzi verso l’alto.
A pesare in modo determinante è stato anche il conflitto tra Russia e Ucraina, iniziato nel 2022, che ha spinto al rialzo i costi energetici e reso più onerosi sia i processi produttivi sia il trasporto delle merci. Le sanzioni alla Russia hanno ulteriormente aggravato il quadro, incidendo sul prezzo dei beni energetici e contribuendo a un aumento generalizzato dei costi lungo tutta la catena alimentare.
In questo scenario, la spesa per il cibo continua a rappresentare una delle voci più critiche nei bilanci delle famiglie italiane, con effetti particolarmente pesanti sui nuclei con redditi più bassi e su chi ha figli a carico, per i quali andare al supermercato è diventato, sempre di più, un esercizio di equilibrio economico.


