
Napoli torna al centro delle cronache con un’inchiesta che fa tremare il sistema sanitario regionale. Mentre dalla Regione si continua a parlare di “modello campano”, la realtà raccontata dagli investigatori dell’Antimafia è ben diversa: dietro le corsie degli ospedali si nasconde un sistema parallelo, dove la camorra ha trovato un nuovo business, quello della salute pubblica.
Le indagini hanno svelato un mondo sotterraneo fatto di appalti pilotati, favori e intimidazioni. Un intreccio di potere che trasforma l’assistenza sanitaria in un affare milionario, gestito dai clan con la stessa efficienza di un’azienda ben organizzata.

Castellammare di Stabia e l’ospedale San Leonardo
L’operazione che ha travolto Castellammare di Stabia è solo l’ultimo capitolo di una lunga storia. Secondo quanto riportato da Liberoquotidiano.it, l’ospedale San Leonardo – una struttura imponente ma decadente che serve oltre 400mila cittadini – era diventato il nuovo avamposto della cosca D’Alessandro. I carabinieri, pochi giorni fa, hanno smantellato parte del gruppo criminale che si muoveva tra le corsie come se fossero proprietà privata, grazie alla società “New Life”, divenuta regina del trasporto d’emergenza nell’area.
Il “codice nero” e il controllo dei reparti
Il sistema era tanto semplice quanto inquietante: bastava una soffiata interna, l’informazione su un paziente appena dimesso o deceduto, e subito scattava l’ambulanza degli “amici degli amici”. Tutto si muoveva sotto gli occhi di un personale spesso intimorito e di un’utenza ignara.
Le intercettazioni hanno rivelato anche l’esistenza di un linguaggio cifrato, il “codice nero”, usato per segnalare i pazienti morti da trasferire. Medici compiacenti firmavano certificati falsi per agevolare il sistema. Come ha raccontato il collaboratore di giustizia Pasquale Rapicano: “È minato, lì non si hanno mai problemi perché i medici sono con i D’Alessandro”.

‘O guappone e il potere dietro le corsie
Secondo Rapicano, a gestire tutto era Antonio Rossetti, ’o guappone, dominus del servizio ambulanze e figura centrale di un sistema ramificato. “A gestire il servizio ambulanze è Antonio Rossetti, ’o guappone. Le attività delle ambulanze trovano pieno appoggio dal personale dell’ospedale San Leonardo dove lavora anche Francesco Iovino, che ha una forte influenza in quella struttura”.
“Su ogni piano del San Leonardo, Rossetti ha un referente […] Nessuno può mettere piede nell’ospedale, dal momento che Rossetti è il referente esclusivo”. Una rete di potere che lascia poco spazio ai dubbi: la camorra aveva letteralmente trasformato l’ospedale in un proprio quartier generale.
Un copione che si ripete
Non è la prima volta che accade. Già nel 2021 un’altra inchiesta aveva svelato lo stesso schema criminale, allora legato alla società “Croce Verde”, poi sostituita proprio dalla “New Life”: un cambio di nome ma non di metodo. Un passaggio di consegne che conferma la capacità del clan di rinnovarsi per continuare a gestire i propri affari sotto nuove forme.
E Castellammare non è un caso isolato. A Napoli, il San Giovanni Bosco era già finito nel mirino della Dda nel 2019, descritto come una “dependance dell’Alleanza di Secondigliano”. Gli uomini dei Contini controllavano assunzioni, appalti e persino le relazioni sindacali. “La struttura era diventata la base logistica per trame delittuose”, scrissero i magistrati. E chi voleva saltare la fila doveva solo rivolgersi al “Cup del clan Contini”.

Appalti truccati e “picciotti in corsia”
L’indagine più recente, del 2024, ha allargato ulteriormente il quadro: quaranta arresti per la gestione degli appalti in varie strutture sanitarie del capoluogo. A guidare il sistema, secondo gli inquirenti, era l’asse Cimmino-Caiazzo, gruppo criminale del Vomero. Dipendenti di ditte di pulizie e manutenzione passavano informazioni sensibili ai clan o raccoglievano mazzette, trasformando gli ospedali in un centro di potere economico e mafioso.
“E mentre in Regione si canta la litania dell’eccellenza sanitaria, sul campo la criminalità detta tempi, assunzioni, turni, trasporti. – si legge su Liberoquotidiano – Si firma, si timbra, si dimette e si trasporta su ordine dei padrini. La ‘confraternita dei malavitosi’ non ha più bisogno della violenza per prendersi il territorio. Oggi basta un badge. A Napoli il boss si è messo il camice bianco. E si fa chiamare pure dottore”.


