
È morta a San Francisco Alice Wong, attivista e scrittrice statunitense considerata una delle figure più influenti nel movimento per i diritti delle persone con disabilità. Aveva 51 anni ed era affetta da distrofia muscolare. A dare l’annuncio è stata l’amica di lunga data Sandy Ho, che ha indicato come causa del decesso una grave infezione.
Ho l’ha definita «la luce del movimento per la giustizia dei disabili», ricordandone il ruolo centrale nel dare voce a una comunità spesso ignorata. La scomparsa di Wong lascia un vuoto profondo nel mondo dell’attivismo sociale e nella cultura contemporanea.
Figlia di immigrati originari di Hong Kong, Alice Wong era nata e cresciuta a Indianapolis, dove aveva studiato Sociologia all’Università di Purdue. Proprio dalle sue esperienze personali di discriminazione e isolamento era nata la vocazione politica e culturale che avrebbe guidato tutta la sua vita.

Nel 2014 Wong aveva fondato il Disability Visibility Project, un progetto di storia orale nato per raccogliere e condividere narrazioni di persone disabili. Nel tempo, l’iniziativa si è trasformata in una piattaforma ricchissima, alimentata da podcast, articoli, interviste e due volumi curati da Wong: Disability Visibility e Disability Intimacy.
La sua voce è risuonata con particolare forza nel memoir Year of the Tiger del 2022, in cui raccontava il proprio percorso, dal bullismo subito da adolescente fino alla decisione di combattere l’abilismo sistemico. Il libro è diventato uno dei testi più emblematici del nuovo attivismo intersezionale americano.
Wong ha dedicato gran parte del suo lavoro alle persone disabili appartenenti a minoranze razziali, culturali e di genere, analizzando il modo in cui le politiche statunitensi penalizzano chi vive sulla soglia tra più vulnerabilità: disabilità, identità queer e condizione migratoria.
Si muoveva con una sedia a rotelle elettrica e utilizzava un dispositivo per l’assistenza respiratoria, autoironizzando su di sé con l’espressione «cyborg disabile». Era una figura radicale, capace di trasformare la propria condizione in un manifesto politico e culturale.
Sui social network, Sandy Ho ha condiviso una delle riflessioni più significative di Wong, divenuta quasi un testamento spirituale: «È grazie alle amicizie e a insegnanti che hanno creduto in me se sono riuscita a uscire da situazioni difficili e a trovare un posto in cui sentirmi finalmente me stessa. Abbiamo bisogno di più storie su di noi e sulla nostra cultura».
Nel 2024 Wong aveva ricevuto la prestigiosa MacArthur Fellowship, la cosiddetta “borsa dei geni”, un riconoscimento attribuito a individui dotati di straordinaria creatività e potenziale. Un premio che confermava il suo ruolo centrale nel ripensare l’inclusione e la rappresentazione delle persone disabili nel panorama culturale globale.


