
Sono morte Alice ed Ellen Kessler, leggendarie gemelle dello spettacolo tedesco e icone anche per il pubblico italiano. La notizia, rilanciata da diversi media tedeschi, ha suscitato immediata commozione nel mondo della musica, della televisione e del varietà.
Le due artiste erano nate il 20 agosto 1936 a Nerchau, in Sassonia, e avevano 89 anni. La loro carriera si era sviluppata tra Germania, Italia e Francia, rendendole figure di riferimento per intere generazioni di spettatori.
Secondo quanto riferisce il quotidiano tedesco Bild, la polizia criminale bavarese ha avviato un’indagine per chiarire le cause della morte. Una serie di accertamenti sarebbe in corso nella zona di Gruenwald, vicino a Monaco di Baviera ma pare che le due artiste abbiano fatto ricorso al suicidio assistito.

Le Kessler erano celebri per il loro talento poliedrico: cantanti, ballerine, attrici e intrattenitrici, capaci di dominare la scena televisiva europea dagli anni Cinquanta in poi. In Italia divennero rapidamente star assolute dei programmi di varietà.
Il loro stile, l’eleganza e le coreografie perfettamente sincronizzate contribuirono al loro soprannome più famoso: le “gambe della nazione”, appellativo che le accompagnò sin dal 1959 e che divenne parte della loro identità artistica.
In oltre sei decenni di carriera, le gemelle si erano esibite nei teatri più prestigiosi e in numerose trasmissioni televisive, diventando icone di un’epoca in cui il varietà rappresentava il fulcro dell’intrattenimento europeo.

La loro immagine pubblica era sempre stata accompagnata da un profondo legame personale: inseparabili nella vita, avevano costruito tutta la loro carriera fianco a fianco, senza mai deviare da una scelta artistica condivisa.
Questo legame le unisce anche ora: entrambe avevano espresso la volontà di essere sepolte insieme, in un’unica urna, accanto alle ceneri della madre Elsa e del loro cane Yello. Una decisione ribadita pubblicamente negli ultimi anni.
«È ciò che abbiamo stabilito nel nostro testamento», aveva dichiarato Ellen in una delle loro ultime interviste, rilasciata al Bild nell’aprile 2024. Una frase che oggi assume il valore di un testamento affettivo oltre che formale.


