Vai al contenuto

Trump apre agli attacchi in Messico contro il traffico di droga: “Per me ok”. Escalation pericolosa

Pubblicato: 17/11/2025 22:16

Le parole pronunciate dall’ex Presidente Donald Trump nello Studio Ovale hanno riacceso un dibattito acceso e profondamente controverso sulla sua potenziale politica estera, in particolare per quanto riguarda i rapporti con i vicini meridionali degli Stati Uniti. Interrogato dai giornalisti sulla possibilità di lanciare attacchi militari o incursioni offensive sul territorio messicano con l’obiettivo specifico di arginare e fermare il flusso incessante di sostanze stupefacenti che attraversano il confine, la risposta di Trump è stata concisa, ma estremamente significativa: “Per me va bene”. Questa dichiarazione non è un’affermazione definitiva di un piano d’azione, ma rappresenta un’indicazione politica di una disponibilità all’uso della forza su suolo straniero che ha immediatamente generato scalpore e preoccupazione sia a livello nazionale che internazionale.

Il contesto di questa affermazione è chiaro: il problema del traffico di droga, e in particolare del Fentanyl, è percepito da una parte della politica statunitense come una vera e propria minaccia alla sicurezza nazionale che richiede risposte radicali e non convenzionali. L’ex Presidente non ha nascosto il suo profondo disappunto per lo stato attuale della collaborazione transfrontaliera, aggiungendo in modo lapidario: “Non sono affatto contento col Messico”. Questa insoddisfazione è vista come la giustificazione politica per considerare opzioni estreme che, storicamente, sono state considerate al di fuori della sfera di accettabilità diplomatica e militare.

Le preoccupazioni sulla sovranità nazionale messicana

La possibilità che gli Stati Uniti, sotto una futura amministrazione Trump, possano contemplare o, peggio ancora, eseguire attacchi unilaterali sul territorio messicano solleva immediatamente questioni fondamentali di diritto internazionale, di politica estera e, soprattutto, di rispetto della sovranità nazionale del Messico. Un’azione militare diretta, anche se motivata dall’intento di distruggere i laboratori dei cartelli o di neutralizzare figure chiave del narcotraffico, costituirebbe una grave violazione della sovranità messicana e rischierebbe di innescare una crisi diplomatica senza precedenti.

Il Messico, infatti, non è uno stato fallito né un avversario; è un partner commerciale fondamentale e un alleato strategico cruciale per la gestione del confine e per la stabilità regionale. L’uso della forza, anche solo come minaccia credibile, indebolirebbe drasticamente gli sforzi congiunti esistenti per combattere il crimine organizzato e potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione. Le dichiarazioni di Trump, pertanto, non sono viste solo come un bluff politico interno, ma come un serio campanello d’allarme per i leader messicani, costretti a considerare le implicazioni di un approccio così aggressivo alla cooperazione transfrontaliera. La retorica del “fare ciò che è necessario” per proteggere gli Stati Uniti si scontra drammaticamente con il principio di non intervento negli affari interni di una nazione sovrana.

La cocaina e la minaccia alla produzione in Colombia

Oltre alla situazione messicana, il discorso di Donald Trump si è esteso anche alla Colombia, evidenziando una chiara volontà di intensificare la guerra alla droga non solo lungo le rotte di transito, ma anche nei paesi di origine della produzione. L’ex Presidente ha espresso un’aperta e perentoria condanna della produzione di cocaina, specificando che sarebbe “orgoglioso di distruggere” le fabbriche e i laboratori situati in Colombia dove la sostanza stupefacente viene sintetizzata o raffinata. Questa parte della dichiarazione è stata accompagnata da una sfumatura di cautela: Trump ha precisato di non aver ancora deciso se un’azione del genere verrà effettivamente intrapresa. Tuttavia, l’intenzione e il desiderio politico di agire in modo risoluto e distruttivo rimangono evidenti.

La Colombia è stata per decenni un punto focale della strategia antidroga statunitense, beneficiando di miliardi di dollari in aiuti militari e programmi di eradicazione. La minaccia di distruggere le fabbriche di cocaina con azioni unilaterali, o attraverso operazioni congiunte ma sotto un comando statunitense aggressivo, rievoca l’epoca delle grandi offensive militari antidroga e solleva preoccupazioni sulla possibile escalation della violenza e sul ritorno a politiche che potrebbero non aver risolto il problema alla radice in passato. La sua enfasi sull’essere “orgoglioso” di un’azione militare sottolinea una visione della lotta al narcotraffico come una campagna punitiva più che come uno sforzo di sviluppo e cooperazione internazionale.

Implicazioni politiche e la retorica della forza

Le dichiarazioni di Donald Trump si inseriscono in una strategia politica più ampia che mira a proiettare un’immagine di risolutezza e forza ineguagliabile sulla scena internazionale. L’utilizzo di un linguaggio diretto, che non esclude l’opzione militare contro stati vicini per affrontare un problema interno, ha un forte appeal sulla sua base elettorale, che percepisce la crisi del Fentanyl come un fallimento delle attuali politiche di confine e di cooperazione. La retorica della forza è un elemento distintivo della sua figura politica, e l’apertura a possibili attacchi contro il Messico e la distruzione di fabbriche in Colombia serve a rafforzare l’idea che, sotto la sua leadership, gli Stati Uniti non saranno più vincolati dalle convenzioni diplomatiche o dalle preoccupazioni per la reazione internazionale quando si tratta di proteggere gli interessi americani.

È fondamentale notare che una tale posizione, se trasformata in politica reale, avrebbe conseguenze di vasta portata. Potrebbe spingere i paesi dell’America Latina a prendere le distanze dagli Stati Uniti, cercare nuovi alleati e compromettere anni di delicato lavoro diplomatico e di intelligence congiunta. La promessa di un’azione immediata e potente è politicamente efficace, ma le sue ramificazioni geostrategiche potrebbero essere estremamente complesse e dannose per la stabilità del continente americano nel suo complesso. La volontà di non scartare l’opzione militare, riassunta in un semplice “Per me va bene”, funge da manifesto di un approccio unilaterale e potenzialmente isolazionista che predilige l’azione diretta alla paziente opera di negoziazione e cooperazione.

Il confine tra retorica e strategia effettiva

Nonostante la gravità e l’impatto delle sue dichiarazioni, è sempre necessario analizzare il confine sottile che separa la retorica politica destinata a infiammare il dibattito pubblico e la strategia operativa effettiva che un Presidente è effettivamente disposto ad attuare. L’ipotesi di attacchi aerei o terrestri in Messico per distruggere i laboratori di droga, sebbene approvata in linea di principio da Trump, si scontrerebbe con una serie di ostacoli pratici, legali e militari. Il Messico è una nazione grande e complessa, e i cartelli operano in modo altamente decentralizzato e mescolato con la popolazione civile. Qualsiasi attacco militare rischierebbe un alto numero di vittime collaterali, provocando una reazione popolare violenta e la quasi certa rottura completa delle relazioni diplomatiche ed economiche.

Allo stesso modo, l’opzione colombiana, sebbene più vicina alla tradizionale “guerra alla droga” del passato, richiederebbe un livello di coordinamento e legittimazione che sarebbe difficile ottenere senza un’estesa consultazione con il governo di Bogotá. Per ora, le parole di Trump rimangono una dichiarazione di intenti e un monito. Esse segnalano al Messico e alla Colombia che il prossimo ciclo presidenziale potrebbe portare un cambiamento radicale nell’approccio statunitense alla guerra contro la droga, privilegiando la mano dura e l’azione unilaterale rispetto alla diplomazia e al partenariato.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure