Vai al contenuto

Delitto Attanasio, spunta un nuovo testimone: “Convoglio diretto verso miniera di niobio”

Pubblicato: 17/11/2025 19:59

Il caso della tragica morte dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci, avvenuta il 21 febbraio 2021 in Congo durante un’imboscata al convoglio del World Food Program (Pam) nel Nord Kivu, si arricchisce di un nuovo, potenziale elemento di svolta.

Nonostante la giustizia italiana abbia incontrato ostacoli, con il gup che nel febbraio 2024 ha dichiarato il non luogo a procedere per difetto di giurisdizione nei confronti di due dipendenti del Pam, il fascicolo per omicidio contro ignoti a Roma resta aperto. L’attenzione si concentra ora sulla testimonianza di un operatore che era presente sulla scena dell’agguato, una voce rimasta finora in disparte, che potrebbe ridare vigore alle indagini e gettare una luce inattesa sulla vera natura della missione diplomatica.

La nuova testimonianza e il materiale inedito

L’elemento di novità è rappresentato dal deposito di una testimonianza diretta presso la procura, effettuato nell’ambito delle indagini difensive promosse dal legale dei genitori di Attanasio, affiancato da esperti internazionali. Questo testimone, la cui identità è tutelata per ragioni di sicurezza, ha fornito un materiale di indagine estremamente significativo: documenti, fotografie e cartografie che, secondo le prime ricostruzioni, delineerebbero un quadro inedito e ben diverso da quello finora accettato sulla missione in questione. L’operatore ha affermato di aver consegnato coordinate, mappe e fotografie che indicherebbero “inequivocabilmente” una direzione specifica per il convoglio, un dettaglio che, se confermato, potrebbe ridefinire il movente e il contesto dell’attacco.

La destinazione “non precisamente identificata”

Una delle rivelazioni più salienti che emergerebbe dai documenti riguarda la “destinazione finale” del convoglio, che nei documenti ufficiali veniva definita come “non precisamente identificata”. Le nuove risultanze suggerirebbero invece che l’obiettivo effettivo del viaggio fosse l’area di Ruthsuru e Lueshe. Questa zona non è una località qualunque, ma un’area considerata sensibile dove è situata una miniera di pirocloro-niobio, un sito che da tempo è collegato a interessi russi. La presunta destinazione del convoglio, quindi, porterebbe lontano dalla semplice missione umanitaria e la collegherebbe, indirettamente, a dinamiche di conflitto geopolitico e di controllo di risorse strategiche.

Il niobio, minerale strategico e conteso

Il niobio (Nb), al centro di questa nuova pista investigativa, è un componente strategico di fondamentale importanza nell’industria militare e tecnologica avanzata. Si tratta di un materiale rarissimo e altamente conteso per le sue proprietà uniche: in particolare, la sua resistenza a temperature estreme lo rende cruciale per la produzione di leghe impiegate nei veicoli ipersonici e in altri sistemi militari avanzati. La presenza di una miniera di questo minerale proprio nell’area che si ipotizza fosse la vera destinazione del convoglio, confermerebbe la tesi secondo cui l’agguato potesse essere legato non solo a un tentativo di rapimento, ma a una questione di controllo su queste preziose risorse, rendendo il dossier della morte di Attanasio e Iacovacci una faccenda estremamente sensibile.

La cronaca drammatica dell’imboscata a Kibumba

Oltre a fornire i nuovi dettagli sulla destinazione, il racconto del testimone ripercorre anche i momenti più drammatici dell’imboscata che si consumò a Kibumba. Il testimone avrebbe fornito elementi sulla sequenza degli eventi: l’uccisione dell’autista, l’estrazione forzata dell’ambasciatore Attanasio dalla vettura e il tentativo dei miliziani di trascinarlo in una zona collinare ben coperta dalla vegetazione. La situazione degenerò quando, secondo le testimonianze raccolte sul posto, gli assalitori si sarebbero imbattuti nel personale ranger incaricato della sicurezza degli operai attivi nella zona nota come delle “Tre Antenne”. Lo scontro a fuoco che ne seguì portò alla morte del carabiniere Iacovacci e al ferimento gravissimo dell’ambasciatore, che morì poco dopo nell’ospedale Onu di Goma.

Il timore di ritorsioni e il dossier sensibile

La “fonte”, l’operatore che ha fornito la testimonianza, ha espresso un chiaro timore per la propria incolumità, riferendo di aver subito ripetuti furti nella propria abitazione e di temere possibili ritorsioni. Le sue parole al consulente legale della famiglia Attanasio sono state molto esplicite riguardo la posta in gioco: “State indagando su un dossier sensibile perché finora la verità resta un incubo, dato che nessuno sa la missione che aveva l’ambasciatore”. Questa dichiarazione sottolinea la percezione che l’intera vicenda nasconda interessi superiori e che la verità sia stata finora occultata. Tutto il nuovo materiale è ora sotto l’attenta valutazione della procura di Roma, che ha il compito cruciale di stabilire se questa inattesa testimonianza possa effettivamente fornire la base per aprire una nuova, decisiva pista su uno dei casi più dolorosi, irrisolti e politicamente complessi della storia diplomatica italiana recente.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure