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Appicca un incendio per gelosia, è strage! Muoiono madre e tre bambini. “Volevo vendetta”

Pubblicato: 18/11/2025 21:46

La notte si era inghiottita ogni suono, lasciando spazio solo al silenzio denso del sonno. In una modesta abitazione, quattro vite riposavano ignare, protette dal tepore domestico: una giovane madre e i suoi tre bambini, il più piccolo di appena due anni, il più grande di nove.

Quel riposo, però, era destinato a infrangersi in un modo orribile. Fuoco, non un incidente, ma un’esplosione di rabbia covata, una vendetta agghiacciante che aveva trovato il suo bersaglio in chi era solo un rifugio. Un uomo, accecato dalla gelosia e dall’alcol, aveva trasformato un gesto di rancore in un atto di puro sterminio, bussando alla porta del destino con la brutale violenza di una tanica di benzina e di un accendino. L’obiettivo non era distruggere un oggetto, ma cancellare un’assenza, punire una separazione, senza curarsi delle vite innocenti che si sarebbero interposte. Quando le fiamme hanno divorato l’edificio, l’inferno si è manifestato in terra. Per la madre e i suoi tre piccoli, non c’è stata via di fuga.

La tragedia di Bradford: un incendio doloso mosso da gelosia e vendetta

La cittadina di Bradford, nel Regno Unito, è stata teatro di una spaventosa tragedia che ha scosso profondamente la comunità e l’opinione pubblica, culminata con la morte di una giovane madre e dei suoi tre bambini in un devastante incendio. Le fiamme, che hanno inghiottito la casa di famiglia, sarebbero state innescate da un atto di vendetta e gelosia feroce, secondo quanto emerso dagli atti del processo in corso presso la Corte di Doncaster. La vittima, Bryonie Gawith, di soli 29 anni, e i suoi tre figli, di nove, cinque e neanche due anni, sono rimasti intrappolati nell’abitazione, perdendo tragicamente la vita in una notte di pura devastazione. L’accusa si concentra su Sharaz Ali, 40 anni e senza fissa dimora, ex compagno della sorella di Bryonie, e su Calum Sunderland, 26 anni, suo presunto complice. Entrambi sono chiamati a rispondere del reato di omicidio plurimo e tentato omicidio ai danni della sorella sopravvissuta, Antonia Gawith.

L’inizio della furia

Tutto è precipitato nelle prime ore del 21 agosto, quando un gesto interpretato dalla giuria come un’esplosione di rabbia, alimentata da una miscela letale di gelosia, alcol e droga, ha dato il via alla sequenza fatale. La famiglia dormiva pacificamente nella loro casa situata in Westbury Road a Bradford quando, secondo la ricostruzione accusatoria, Sharaz Ali e Calum Sunderland hanno raggiunto l’abitazione. Per l’accusa, il movente di Sharaz Ali era una chiara e fredda volontà di vendetta, scaturita dalla fine della sua relazione con Antonia Gawith, sorella di Bryonie, che in quel momento si trovava rifugiata proprio nella casa della congiunta. L’obiettivo era colpire Antonia, in un atto brutale che avrebbe travolto senza pietà vite innocenti. Si aggiunge un ulteriore elemento inquietante al caso: un terzo imputato, Mohammed Shabir, 45 anni, che avrebbe dovuto essere processato con Ali e Sunderland, è deceduto il mese precedente per un attacco cardiaco subito dopo un malore in carcere, sottraendosi così al giudizio della Corte.

Davanti alla Corte di Doncaster, il procuratore David Brooke KC ha dipinto un quadro raccapricciante, delineando meticolosamente le fasi del presunto piano criminale. Sharaz Ali, secondo l’accusa, era accecato dalla gelosia e sotto l’effetto di sostanze, un cocktail tossico che lo avrebbe spinto a non curarsi delle conseguenze del suo gesto. La notte dell’incendio, Ali e Sunderland si sarebbero mossi in auto da Keighley verso Bradford. Lungo il tragitto, hanno compiuto una sosta che si è rivelata un dettaglio cruciale per l’accusa: l’acquisto di una tanica da sette litri di benzina, un elemento che pesa come un macigno morale sulla loro posizione. Questo acquisto premeditato è stato presentato come prova della chiara intenzione di appiccare il fuoco. Le telecamere di sicurezza del campanello domestico avrebbero poi ripreso Ali mentre dava ordini perentori a Sunderland, che portava con sé la benzina e un accendino, intimandogli di “sfondare la porta” dell’abitazione.

L’attacco e il fuoco fatale

Una volta sfondata la porta, Sunderland è corso immediatamente verso l’auto per fuggire, mentre Ali, secondo quanto ricostruito dall’accusa, è entrato nell’abitazione. È stato in quel momento che Sharaz Ali avrebbe versato il liquido infiammabile e appiccato il fuoco, trasformando la casa in una trappola mortale in pochissimi istanti. Tuttavia, la furia che aveva scatenato si è ritorta contro di lui: Ali stesso è rimasto intrappolato nell’edificio in fiamme. Fortunatamente, è stato tratto in salvo dalla polizia, sebbene riportando gravi ustioni su gran parte del corpo. Nonostante l’intervento, per Bryonie Gawith e i suoi tre bambini non c’è stato scampo. Le fiamme hanno divorato l’intera casa, cancellando vite, oggetti, e ricordi. Soltanto Antonia Gawith, la sorella di Bryonie e vera destinataria della vendetta, è riuscita miracolosamente a scampare all’inferno di fiamme.

Il contesto di una relazione tossica

Per aiutare la giuria a comprendere la drammatica notte, è stato ricostruito il contesto che ha portato a tale violenza. La relazione tra Sharaz Ali e Antonia Gawith era durata sette anni ed è stata descritta in aula come “abusiva”, peggiorata dal costante e massiccio consumo di alcol da parte di Ali. Bryonie, la vittima, aveva incoraggiato a più riprese la sorella a porre fine a quel legame distruttivo. Finalmente, durante una vacanza insieme ad agosto, Antonia aveva trovato il coraggio necessario per lasciarlo, dopo l’ennesima telefonata ubriaca degenerata in lite. In seguito alla separazione, Antonia si era rifugiata a casa della sorella, mentre Ali aveva lasciato la loro abitazione. Ma l’uomo non aveva accettato la rottura, ossessionato dall’idea di riprendere la relazione e tormentando Antonia con continue chiamate e messaggi, spesso aggressivi, arrivando a minacciare anche la sorella Bryonie.

Poche ore prima della tragedia, poco dopo mezzanotte, Sharaz Ali aveva inviato un messaggio ad Antonia, chiedendole in modo apparentemente innocuo l’orario in cui avrebbe finito di lavorare. A questo messaggio ne erano seguiti altri, il cui tono è diventato rapidamente e progressivamente sempre più minaccioso. Questo crescendo di messaggi, culminato poco dopo con l’arrivo dei due imputati e l’acquisto della benzina, ha fornito all’accusa la prova del nesso tra la gelosia, le minacce e il successivo atto criminale. La casa, poche ore dopo l’ultima comunicazione minacciosa, era avvolta dalle fiamme. Nonostante le prove presentate, sia Sharaz Ali che Calum Sunderland negano ogni accusa a loro carico. Il processo è tuttora in corso e la Corte è chiamata a fare luce completa su questa terribile vicenda che ha strappato quattro vite innocenti.

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Ultimo Aggiornamento: 18/11/2025 22:23

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