
Un improvviso malfunzionamento di Cloudflare, uno dei principali fornitori globali di servizi di rete e sicurezza online, ha causato il blocco di migliaia di siti e applicazioni in tutto il mondo. Da X (ex Twitter) a ChatGPT, passando per Spotify, Canva e numerose piattaforme di e-commerce e intrattenimento, per oltre un’ora gli utenti hanno segnalato errori e rallentamenti che hanno reso impossibile accedere ai servizi abituali.
L’incidente, registrato intorno a mezzogiorno, ha avuto un effetto domino su gran parte della rete globale. Persino Downdetector, il sito che monitora i disservizi online, è risultato temporaneamente irraggiungibile a causa della stessa infrastruttura su cui si basa: quella di Cloudflare.
Un problema tecnico di portata globale
La società ha riconosciuto il problema sul proprio portale di stato, spiegando di essere a conoscenza di un “problema che impatta diversi clienti” e di essere al lavoro per ridurre i disagi. Molti utenti e aziende hanno segnalato errori HTTP 500 e difficoltà nell’accesso al pannello di controllo e alle API del servizio.
Nel frattempo, Cloudflare ha comunicato che le operazioni di ripristino erano già in corso, anche se le indagini per individuare la causa esatta del guasto sono ancora aperte. Secondo gli esperti, il disservizio si è verificato in concomitanza con una manutenzione programmata nel data center SCL di Santiago del Cile, ipotesi che ha alimentato il sospetto di una correlazione tra i due eventi, pur senza conferme ufficiali.
Il ruolo cruciale di Cloudflare nell’infrastruttura di internet
Cloudflare gestisce tecnologie fondamentali per il funzionamento del web: si occupa di content delivery network (CDN), protezione da attacchi informatici e servizi di DNS che permettono ai siti di essere raggiungibili in modo rapido e sicuro. In pratica, funge da intermediario tra il server e l’utente finale, ottimizzando la velocità di caricamento e proteggendo i dati da possibili intrusioni.
Secondo quanto riportato sul sito ufficiale, Cloudflare “serve in media 78 milioni di richieste HTTP al secondo”. Un volume impressionante che spiega perché un singolo guasto possa avere conseguenze tanto estese, coinvolgendo piattaforme di ogni tipo: dai social network ai servizi bancari, fino ai siti aziendali e di pubblica utilità.
Un precedente che fa riflettere
Non è la prima volta che la società americana si trova al centro di un blackout digitale di ampia scala. A giugno, un altro guasto aveva mandato offline per ore piattaforme come Twitch, Etsy, Discord e Google, causando problemi a milioni di utenti in tutto il mondo. Episodi come questi mettono in luce quanto sia fragile l’equilibrio dell’ecosistema digitale globale e quanto dipenda da pochi attori chiave.
L’incidente di oggi conferma la centralità di Cloudflare nella rete moderna e apre un dibattito sulla necessità di una maggiore ridondanza e distribuzione dei servizi per evitare che un singolo malfunzionamento possa paralizzare porzioni così estese del web. Nel frattempo, la società ha assicurato che i sistemi stanno tornando gradualmente alla normalità.
Connessioni ristabilite, ma resta l’allerta
Nel momento in cui la rete è tornata a funzionare, molti utenti hanno espresso sollievo ma anche preoccupazione per l’episodio. Le aziende, soprattutto quelle che basano le proprie attività su servizi cloud, guardano con attenzione alle prossime comunicazioni ufficiali di Cloudflare, che dovranno chiarire le cause precise del disservizio.
Un evento come questo dimostra quanto la dipendenza dalle infrastrutture digitali sia ormai totale e quanto sia necessario investire in sistemi di sicurezza e backup sempre più sofisticati. In un mondo connesso, anche un singolo errore tecnico può diventare un caso globale.


