Vai al contenuto

Scomparsa Orlandi, chi è il regista individuato dall’appunto di Emanuela

Pubblicato: 18/11/2025 22:33

La complessa e dolorosa vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi continua a essere un mistero che, a oltre quarant’anni di distanza, non trova pace. Un recente sviluppo nelle indagini, condotte dalla commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Orlandi e Mirella Gregori, ha portato alla luce un appunto inedito di Emanuela che potrebbe riaprire in modo significativo la cosiddetta pista dei “cinematografari“, collegando direttamente la giovane a una figura del mondo cinematografico: il regista di B-movie Bruno Mattei.

L’appunto, come annunciato dal presidente della commissione Andrea De Priamo, fa riferimento a un “teatro-cineforum” denominato “Il montaggio delle attrazioni“, che, per la sua presunta ubicazione sulla via Cassia, si troverebbe a una distanza non eccessiva dalla residenza del regista. Nonostante il nome di Bruno Mattei non sia una novità assoluta nelle speculazioni sul caso, l’assenza di un legame concreto tra lui ed Emanuela aveva finora ostacolato l’approfondimento di questa linea investigativa. Questo nuovo ritrovamento potrebbe rappresentare l’anello mancante che gli inquirenti cercavano. Parallelamente, le indagini proseguono su altri fronti, come gli scavi sotto la Casa del Jazz, un tempo riconducibile al cassiere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti, alla ricerca dei resti del giudice Paolo Adinolfi, senza escludere la possibilità di trovare anche quelli della quindicenne vaticana. La speranza è che questo elemento inedito possa dare una svolta decisiva alle indagini, rilanciando una pista forse troppo spesso trascurata.

L’appunto inedito e il luogo misterioso

Il contenuto dell’appunto ritrovato è di fondamentale importanza. Il presidente De Priamo ha specificato che la quindicenne vi aveva annotato informazioni su questo “teatro-cineforum” e su uno spettacolo teatrale che era stato rappresentato circa un mese prima della sua sparizione. Questo dettaglio temporale e spaziale è cruciale. L’ipotesi che “Il montaggio delle attrazioni” si trovasse nelle vicinanze della via Cassia, non lontano dalla residenza di Bruno Mattei, stabilisce un collegamento geografico precedentemente assente.

Andrea De Priamo, in occasione di un evento sulla ricerca di persone scomparse, ha espresso rammarico per l’epoca in cui si sono svolti i fatti, sostenendo che “Con gli strumenti di oggi, il caso di scomparsa di Emanuela Orlandi probabilmente sarebbe stato risolto“. Ciò sottolinea come la mancanza di informazioni o la difficoltà nel collegarle abbia rappresentato un ostacolo insormontabile per decenni. Questo ritrovamento si inserisce in un quadro di indagini che hanno esplorato innumerevoli scenari, da quello del rapimento e trasferimento a Londra, sostenuto dal fratello Pietro, a quello del rapimento a scopi sessuali, su cui hanno lavorato anche alcuni membri della commissione come il vicepresidente Roberto Morassut. La notizia del cineforum riaccende l’attenzione sulla pista che coinvolge l’ambiente cinematografico.

La pista dei “cinematografari” e Alfonso Montesanti

La pista dei “cinematografari” è una delle più datate e affascinanti del caso Orlandi. Essa si fonda sull’ipotesi di contatti tra Emanuela e individui appartenenti al mondo della regia e della produzione cinematografica. Prima del recente appunto, l’elemento di congiunzione era rappresentato da un’unica persona: Alfonso Montesanti. Egli, nel 1983, anno della scomparsa, era sposato con la figlia dei coniugi che lavoravano all’interno della scuola di musica frequentata da Emanuela. Il padre era il factotum e la madre la segretaria di suor Dolores, direttrice della scuola, ricordata per aver messo in guardia le allieve dal frequentare Don Vergari. Montesanti lavorava come tecnico del suono e aveva saltuari occasionali contatti con l’ambiente cinematografico. Sua moglie, che studiava canto con Emanuela Orlandi, risultò essere comparsa in diversi film pornografici, dettaglio emerso da un’informativa di polizia. Questa circostanza aveva portato gli inquirenti a ipotizzare che la scuola di musica potesse essere un luogo dove si cercavano di adescare giovani allievi e allieve per la realizzazione di film. I primi sospetti su Montesanti furono sollevati dal fratello della moglie.

Il legame tra Montesanti e Bruno Mattei

Alfonso Montesanti è stato ascoltato in audizione dalla commissione bicamerale d’inchiesta proprio per i suoi presunti legami con la scomparsa di Emanuela Orlandi. Ed è stato lui a confermare il rapporto con il regista Bruno Mattei. Nonostante abbia dichiarato che il regista gli fu presentato dalla moglie e di non aver mai lavorato direttamente con lui, ha ammesso di essere venuto a conoscenza solo in seguito del fatto che Mattei avesse realizzato film a luci rosse. Ha anche suggerito che potesse trattarsi di un omonimo che usava uno pseudonimo.

Le sue risposte riguardo al matrimonio con la figlia della coppia della scuola di musica sono apparse confuse: ha descritto un matrimonio lampo, durato un mese, celebrato “quasi controvoglia” per ottenere denaro dalla zia della moglie, e ha espresso il desiderio di allontanare quelli che per lui sono solo “ricordi spiacevoli“. Sia lui che la moglie, in quel periodo, avevano problemi di tossicodipendenza. Montesanti ha anche ammesso, interrogato dalla commissione, di aver avuto rapporti con la Banda della Magliana, giustificandoli con la necessità di acquistare sostanze: “Stavamo male, si entrava in contatto con esponenti di livello se si comprava qualche etto.” Questo contesto di degrado e ambiguità, unito al legame con un regista noto per film di serie B e a luci rosse, ha tenuto viva la pista per anni.

Il regista Mattei, la Bmw verde e l’identikit

Con il ritrovamento dell’appunto, i collegamenti tra Emanuela Orlandi e Bruno Mattei si moltiplicano, arrivando ad almeno due elementi di contatto. Oltre alla vicinanza geografica tra il “teatro-cineforum” e la sua residenza, vi è un altro elemento di forte sospetto che riguarda l’automobile in uso al regista. Bruno Mattei guidava una BMW di colore verde chiaro metallizzato. Questo dettaglio è cruciale perché coincide esattamente con la descrizione dell’auto su cui, secondo le testimonianze di Alfredo Sambuco e Bruno Bosco, viaggiava quello che fu identificato come il ragazzo dell’Avon il giorno della sparizione della quindicenne vaticana. Questa coincidenza automobilistica, unita ora al luogo che Emanuela aveva annotato come frequentato, aggiunge un livello di concretezza alla pista.

L’identità del ragazzo dell’Avon è rimasta a lungo un altro elemento di mistero nel caso. Gli identikit tracciati hanno mostrato una notevole somiglianza con lo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi, ma i testimoni non lo hanno mai identificato in quella persona. Allo stesso tempo, Marco Fassoni Accetti ha sostenuto di essere lui il misterioso individuo. Il fatto che il nome di Bruno Mattei riemerga, questa volta sostenuto da un possibile legame geografico con un luogo frequentato da Emanuela e da una coincidenza così specifica sull’auto, ha il potenziale per aprire nuovi scenari investigativi. L’appunto, dunque, non è un elemento isolato, ma si inserisce in un contesto complesso dove elementi già noti, come l’auto e i contatti cinematografici, acquistano una nuova e preoccupante rilevanza.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2025 22:55

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure