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“Papà, dovevamo ballare insieme ai miei 18 anni”. Lacrime, è tragedia in Italia

Pubblicato: 19/11/2025 16:47

«Sei stato il padre migliore che mi potesse mai capitare», scrive Giulia, in un messaggio carico di dolore dedicato al papà, l’avvocato Alessandro Finazzo, morto improvvisamente domenica scorsa mentre stava pedalando sulla sua bici, di ritorno da Mondello verso il centro città. Un malore fulminante lo ha colpito lungo viale Margherita di Savoia, nel cuore della Favorita, mentre affrontava un tratto in lieve pendenza. A notare il suo corpo a terra è stato un passante, che ha chiamato immediatamente i soccorsi.

Il malore improvviso e i soccorsi

Erano momenti concitati, aggravati dalle difficoltà nel raggiungere l’area per via delle modifiche alla viabilità legate alla maratona in corso. Nonostante l’intervento dei sanitari del 118, che hanno tentato più volte la rianimazione anche con il defibrillatore, per Alessandro non c’è stato nulla da fare. Quando i medici hanno constatato il decesso, sul posto sono arrivati anche gli agenti del commissariato San Lorenzo, che si sono occupati di avvisare la famiglia.

Lo strazio della figlia: un addio che spezza il respiro

Giulia, affranta, ricorda quegli istanti con parole taglienti: «Il mio cuore ha smesso di battere quando è arrivata quella chiamata dai carabinieri». E continua, raccontando lo shock di vedere il papà lì, immobile: «Dicevano che ti stavano portando in ospedale, ma tu in ospedale non ci saresti mai andato… sei rimasto lì, sul ciglio della strada». È una confessione che scava nel dolore, descrivendo la scena che mai avrebbe voluto vedere: «Il mio cuore ha smesso di battere quando sono entrata dentro quell’ambulanza e ti ho visto in condizioni che non avrei mai pensato di vedere».
Poi un ricordo dietro l’altro: «Mi hai insegnato a camminare. Mi hai insegnato ad andare in bici, la tua grande passione… Ma non mi hai insegnato a essere forte senza di te». Parole che tratteggiano la figura di un uomo che, partendo da zero e crescendo senza padre da giovane, era riuscito a costruirsi una carriera e una famiglia unita: «Hai fatto tutto da solo… eri un uomo spensierato, altruista, divertente».

Un legame che non si spezza

Il messaggio di Giulia diventa poi un testamento d’amore: «Vederti lì dentro, quando ci hanno chiesto se eravamo pronte per il sigillo della bara, è stato il momento più difficile della mia vita». Racconta di aver messo una loro foto nella giacca del padre, «affinché io possa vivere per sempre con te, accanto a te».
Infine, la promessa più dolce e più dura: «Ti amo papà, vola più in alto che puoi… Sei il mio angelo, proteggimi sempre da lassù. Ogni mia vittoria è dedicata a te».
Alessandro Finazzo, originario di Alcamo e da anni residente a Palermo, lascia la moglie e le sue due figlie. Uno di quei vuoti che nessuna parola può davvero colmare.

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