
Secondo un’intercettazione pubblicata dal Servizio di sicurezza ucraino (SBU) e rivelata dal Kyiv Post il 18 novembre, un’unità militare russa avrebbe utilizzato tre civili di Pokrovsk – un uomo, una donna e un ragazzo di 13 anni – come scudi umani durante un assalto alla città nel Donetsk.
La registrazione diffusa dall’SBU contiene la voce di un comandante russo che ordina ai subordinati di spingere i civili davanti alle truppe, facendoli avanzare per primi negli edifici in fase di conquista.
Nell’audio si sente impartire l’ordine di portare con sé “una donna, un uomo e un bambino di 13 anni” e di farli camminare davanti al gruppo d’assalto per “controllare” le abitazioni.
L’assalto del 10 novembre e l’unità coinvolta
Secondo gli investigatori, l’episodio risale al 10 novembre, durante l’attacco alla periferia sud-orientale di Pokrovsk. Ad agire sarebbe stato un gruppo d’assalto del 1° Battaglione fucilieri motorizzati del 506° Reggimento, impegnato nelle operazioni urbane nella regione di Donetsk.
Durante i combattimenti nelle zone residenziali, i militari russi avrebbero catturato i tre residenti costringendoli a entrare per primi negli edifici, esponendoli al fuoco nemico e utilizzandoli come protezione contro eventuali contrattacchi ucraini.
Violazioni del diritto internazionale
L’SBU sottolinea che tali azioni rappresentano una violazione diretta dell’articolo 28 della Convenzione di Ginevra, che vieta l’impiego di civili per proteggere operazioni militari.
Sulla base delle prove raccolte, è stato avviato un procedimento penale ai sensi dell’articolo 438 del Codice penale ucraino, che riguarda i crimini di guerra e le violazioni delle leggi e degli usi bellici.
Le autorità ucraine, insieme alla Procura regionale di Donetsk, stanno continuando a identificare il personale russo coinvolto e a raccogliere materiale per future valutazioni delle responsabilità.
Il precedente: l’ordine di sparare ai civili in fuga
L’episodio si inserisce in un quadro più ampio di violenze documentate dall’intelligence ucraina. Lo scorso mese, il Kyiv Post aveva riferito di un’altra intercettazione, diffusa dall’HUR, in cui un comandante della 30ª Brigata di fucilieri motorizzati ordinava di sparare ai civili che tentavano di abbandonare Pokrovsk.
Nella registrazione, il militare imponeva ai suoi uomini di bloccare ogni via di fuga e aprire il fuoco contro chiunque trasportasse borse o valigie. Secondo l’HUR, l’unità è operativa nell’area e l’ordine intercettato non sarebbe un caso isolato, ma parte di un modello sistemico di violenza.
Un quadro di brutalità confermato da altre intercettazioni
Le agenzie ucraine affermano di avere già raccolto diverse prove che descrivono il disprezzo per la vita umana tra le file russe, tra cui numerose chiamate intercettate nel corso degli ultimi due anni.
Nel 2023, il Kyiv Post aveva intervistato “Maria”, una delle analiste dell’intelligence ucraina, che raccontava di aver ascoltato conversazioni talmente scioccanti da apparire incredibili.
Alle contestazioni di Mosca, che sostiene regolarmente che le intercettazioni siano false, la donna aveva risposto: “Sono tutte vere, anche quando sembrano folli.”


