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“Colpo di Stato!”. Il sospetto sconvolgente su Giorgia Meloni: Lilli Gruber sorride

Pubblicato: 20/11/2025 10:26

Nelle ultime ore il confronto politico attorno al presunto attrito tra Quirinale e governo guidato da Giorgia Meloni si è trasformato in uno dei temi più discussi del dibattito pubblico. Una vicenda alimentata dal caso che coinvolgerebbe un consigliere della Presidenza della Repubblica e rilanciata con toni via via più accesi da commentatori e opinionisti. Tra questi, Andrea Scanzi, intervenuto a Otto e mezzo, ha offerto una lettura estremamente critica, definendo l’intera polemica una manovra pensata per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica.

L’affondo di Scanzi ospite di Lilli Gruber

“Questi sono armi di distrazione di massa, perché lo Stato è in condizioni disperate, l’economia va male e la manovra non porta risultati”, ha dichiarato in studio, rispondendo alle domande di Lilli Gruber. Una posizione netta, con cui il giornalista ha attribuito alla presidente del Consiglio l’intenzione di orientare il dibattito verso un terreno conflittuale per evitare il confronto con le difficoltà economiche e sociali del Paese. Secondo Scanzi, la crescita della povertà renderebbe necessario aprire un fronte polemico alternativo: “I poveri crescono sempre di più e allora bisogna distrarre la massa”, ha argomentato, citando la celebre frase attribuita a Truman: “Quando non puoi convincere, confondili”.

L’opinionista ha inoltre sostenuto che anche il Quirinale sarebbe stato trascinato in questo clima di tensione. A suo giudizio, lo schema comunicativo consisterebbe nel generare confusione per compensare la mancanza di argomenti concreti su alcuni temi centrali: “Poiché lei non ha argomenti su certi temi e non può convincere le persone dotate di senno, lei confonde, butta in caciara, e purtroppo in questo gioco c’è anche il Quirinale”. Una lettura che richiama l’idea di una strategia costruita per saturare l’opinione pubblica con conflitti istituzionali, lasciando sullo sfondo le questioni economiche.

Le osservazioni di Veltroni sul caso Garofani

Nel dibattito è intervenuto anche Walter Veltroni, che ha analizzato le ricadute del cosiddetto “caso Garofani”, la vicenda che ha alimentato l’ipotesi di frizioni tra il Colle e la Presidenza del Consiglio. Durante il suo intervento, l’ex sindaco di Roma ha richiamato l’attenzione sulle modalità con cui la notizia è stata resa pubblica, sostenendo che l’operazione mediatica presenterebbe gravi incongruenze. Ha osservato che il quotidiano che ha diffuso la ricostruzione non fa parte del gruppo editoriale guidato da Angelucci, contrariamente a quanto affermato da alcuni nel dibattito pubblico.

Veltroni ha sottolineato come l’assenza di una firma sul presunto scoop metterebbe ulteriormente in discussione la solidità della ricostruzione: secondo lui, l’impostazione scelta dal titolo, centrata sull’idea dei “consiglieri mancanti” e su un presunto “complotto del Quirinale”, renderebbe evidente la fragilità dell’impianto narrativo. Un’operazione che, sempre secondo Veltroni, sarebbe stata sfruttata per colpire il Presidente della Repubblica: “Hanno cercato di dare un colpo al Quirinale. Punto”.

L’ex leader del centrosinistra ha infine tracciato un quadro più ampio, accusando la destra di mettere sotto attacco Sergio Mattarella perché timorosa dei contrappesi democratici: un’affermazione che colloca la vicenda in un contesto politico più generale, segnato da tensioni istituzionali che continuano ad alimentare il confronto pubblico.

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